Villeggiatura addio: così si sono ristrette le vacanze degli italiani
Il mare resta ancora la meta preferita per bagni frettolosi che durano una manciata di giorni appena e notti trascorse in campeggi, bed and breakfast o alberghi, ma è un ricordo lontano il biblico esodo d'agosto. Quando città, fabbriche, negozie uffici chiudevanoi battenti per un mese e tutti in contemporanea si mettevano in marcia all'alba, i portapacchi stipati di valigie, verso l'appartamento in affitto o la casa di un parente. Come si sono progressivamente rimpicciolite le vacanze (duravano 19,8 giorni nel 1965, 18,9 nel '75, fino ad arrivare, secondo le stime, ai 10,8 giorni di quest'anno) così di recente si sono dimezzati i viaggiatori. Nel 2008 partiva il 49 per cento degli italiani (29,4 milioni di persone), nel 2012 il 34 per cento (20,4 milioni), in questi giorni prepara le valigie il 31 per cento (18,6 milioni). E i pochi che vanno non sono più gli affezionati alla seconda casa o a quella in affitto, ogni anno la stessa: nel 1989 la sceglievano quattro milioni e mezzo di italiani, nel 2010 poco più di due.
Perché anche se le notti trascorse fuori sono poche rispetto al passato preferiamo trascorrerle lontani dalla routine quotidiana, coccolati dai servizi alberghieri: nel 2010 sono stati oltre 44 milioni gli arrivi negli hotel contro i quasi 33 milioni dell'89. Chi è al verde ripiega sull'ospitalità di amici e familiari. «Una pratica molto gettonata, tornata in voga durante il periodo nero della recessione economica» spiega Stefano Cipolli, il ricercatore che ha curato lo studio. «Per lo stesso motivo sono crollati i viaggi nel weekend, che costano di più: la spesa per spostarsi, dalla benzina all'autostrada, non viene ammortizzatae negli hotel gli sconti per due notti sono meno vantaggiosi. Le famiglie preferiscono investire il budget a disposizione in un periodo più lungo ma non troppo: le canoniche due settimane si sono abbreviate a dieci giorni».
Ugualmente dopo il boom dell'estero siamo tornati a prediligere il nostro Paese. Nel 2005 restava in Italia il 76 per cento dei vacanzieri contro il 24 che decollava verso mete esotiche, l'anno scorso hanno varcato i confini il 20 per cento contro l'80 che non si è allontanato. «È vero che in Spagna e Grecia si spende meno ma ci sono una serie di costi accessori, come le tasse sui voli e il tragitto fino all'aeroporto, che fanno lievitare il budget» continua Cipolli. Se le vacanze sono un lusso, un tipo di viaggio un tempo emblema del lusso e che oggi è diventato di massa è la crociera, vera e propria gallina dalle uova d'oro del turismo: nel '94 salpavano sui giganti del mare 5,6 milioni di turisti, oggi i naviganti sono quattro volte tanto, 21,7 milioni, e la maggioranza sceglie il Mediterraneo. «Assicura divertimento 24 ore al giorno a bambini e adulti, ha tariffe per tutte le tasche e unisce il relax all'emozione del viaggio - conclude Cipolli - la sua ascesa ha spodestato i villaggi, ormai sulla via del tramonto». - Fonte: La Repubblica (di Cristiana Salvagni)