Viaggiatori sotto controllo: l’Europa rafforza la sicurezza
Controlli all’ingresso come a Tel Aviv. La direzione che potrebbe prendere l’Unione Europea dopo i fatti di Bruxelles sembra non lasciare spazio a dubbi. Nei prossimi mesi viaggiare per lavoro o per vacanza da un Paese all’altro richiederà più tempo, tra controlli di sicurezza più rigidi e inasprimento delle procedure per ottenere i visti di alcuni Paesi. Stati Uniti e Canada su tutti.
Per rendere sicure le aree check-in degli scali del vecchio continente – infatti uno dei due recenti attentati è avvenuto proprio prima dell’area dei controlli di sicurezza a Zaventem – le autorità europee hanno in mente di introdurre, sia pure sotto forma di ‘raccomandazione non vincolante’ agli Stati membri, un primo controllo di sicurezza subito all’entrata degli aeroporti, con metal detector per bagagli e persone, e con relativo controllo di biglietto e passaporto.
Come del resto già avviene in altri aeroporti in giro per il mondo, dove attentati e azioni kamikaze sono all’ordine del giorno da tempo: per esempio in Medio Oriente, a Tel Aviv o a Beirut, o a Mosca, sia a Domodedovo che a Sheremetyevo.
Unico inconveniente, i costi legati all’introduzione di queste misure (non piccoli), e la consapevolezza che, comunque, il rischio attentati sarebbe solo spostato all’esterno degli edifici aeroportuali.
Ma la decisione dell’Unione Europea non è che l’ultima in ordine di tempo presa dalle autorità (soprattutto europee) per far fronte all’emergenza terrorismo. Insomma, la prima conseguenza di questo nuovo stato di fatto è che durante il 2016 il mondo rischia davvero di diventare più piccolo. Qualche esempio? Dall’inizio dell’anno chi si reca in Svezia e Danimarca è obbligato, con un salto indietro di 50 anni, a esibire un documento di identità con foto riconoscibile. Sono, invece, operative dall’inizio di aprile le nuove procedure per accedere negli Stati Uniti rivolte ai cittadini che fanno parte dei Paesi, come l’Italia, parte del Visa Waiver Program. Da quella data, infatti, l’unico passaporto accettato per l’Esta, la procedura online per ottenere il permesso, è esclusivamente quello biometrico-elettronico, ovvero il passaporto che contiene anche il chip. In tutti gli altri casi, i viaggiatori dovranno richiedere il visto al consolato Usa prima di partire.
La nuova procedura si aggiunge poi all’altra messa a punto dal governo americano per innalzare i livelli di sicurezza: da quest’anno viene sospeso l’Esta e reintrodotto il visto per chiunque abbia visitato negli ultimi cinque anni l’Iran, l’Iraq, la Siria e il Sudan. Fa eccezione solo chi ha effettuato viaggi in Iran, Iraq, Sudan e Siria come giornalista o per conto di organizzazioni internazionali, regionali o governative o di ong.
Dal 15 marzo, invece, per viaggiare o anche solo transitare in Canada bisogna ottenere l’autorizzazione elettronica eTA, Electronic Travel Authorization, simile all’Esta statunitense. Fino all’autunno, però, la disposizione non entrerà in vigore a pieno regime, giusto il tempo per abituare i viaggiatori a questo nuovo iter burocratico. Dopodiché l’autorizzazione costerà 7 dollari canadesi e sarà valida 5 anni.
Come monitorare gli spostamenti
È tutta una questione di tracciabilità. Nell’epoca in cui a causa di divieti e controlli sempre più stringenti il mondo rischia di diventare più piccolo, la questione più importante per aziende, t.o. e agenzie di viaggi è come monitorare gli spostamenti dei viaggiatori. Nel business travel, come nei viaggi di piacere.
Nel mondo del tour operating Allianz Global Assistance ha lanciato da poco un nuovo servizio digitale per i suoi clienti, MyTravelAssistance: l’app, la prima sul mercato italiano a fornire assistenza geo-localizzata in viaggio, consente di individuare con precisione il luogo del soccorso, ovunque nel mondo.
Molto più diffuse, invece, le soluzioni messe a disposizione per chi viaggia per affari con l’obiettivo di tracciare e identificare in ogni momento la posizione del viaggiatore.
Da CWT a Cisalpina, da Bcd a HRG, passando per un portale di prenotazioni alberghiere come Hrs, tutti sono in grado di offrire alle aziende tool e app in grado di monitorare continuamente gli spostamenti dei dipendenti in trasferta. Stessa cosa per i gds – Amadeus, Sabre e Travelport – che offrono soluzioni modulari raccogliendo dati da sistemi di prenotazione e pnr, oltre che dal segnale GPS. Frequenti anche le partnership con le società di gestione dei rischi e della sicurezza come iSOS, Anvil o iJet, che consentono ai viaggiatori delle aziende clienti di sottoporsi a un trattamento medico o di essere evacuati in caso di pericolo. - di Giorgio Maggi - Fonte: L'Agenzia di Viaggi.it