Verso una policy nazionale per gestire gli open data
Un evento a Firenze per colmare un gap infrastrutturale che pesa sullo sviluppo del turismo online in Italia, che registra un 10% di crescita in meno rispetto al resto d'Europa
Colmare il gap infrastrutturale che pesa sullo sviluppo del turismo online in Italia. E’ questo il filo conduttore che ha riunito a Firenze un panel composto da un centinaio di esperti digitali che hanno discusso una serie di azioni prioritarie e le hanno poi votate (36 in tutto) in base ad un criterio di fattibilità.
“Per la costruzione di un ecosistema digitale turistico non si può prescindere dal condividere dei protocolli e dei linguaggi comuni e dallo stabilire linee guida per l’interoperabilità”. E’ questa la risultanza del primo dei tre seminari previsti, coordinato da Rodolfo Baggio, master in Economia del turismo all’Università Bocconi.
E’ necessario quindi capire in che modo arrivare ad un insieme condiviso di protocolli, linguaggi e rappresentazioni di dati e risorse, oltre a capire che tipo di accordi servono e quali processi, e quali tempi e risorse sono necessari per raggiungere l’obiettivo. Poi si tratta di identificare risorse turistiche, rendere efficaci le transazioni economico-finanziarie e identificare i profili più adeguati per la loro gestione.
Le 36 azioni votate serviranno ad aggiornare il Piano strategico per il turismo 2017-2022 in modo da dare vita ad un ecosistema digitale che permetta di abbattere la frammentazione dei dati. E non a caso uno dei pilastri del Piano è proprio l’innovazione, non solo dei modelli di business, dei profili professionali o applicata alla qualità dei servizi e dei prodotti, ma anche del marketing e della comunicazione digitale.
In Italia mancano strumenti e infrastrutture e, come spiega un’analisi PhocusWright, “il turismo online cresce del 10% in meno rispetto al resto d’Europa”. Nel nostro Paese la quota delle prenotazioni online rappresenta il 35%, mentre a livello europeo siamo al 45%. E questo anche se il turismo online italiano cresce più del doppio dell’intero mercato: nel 2016 le prenotazioni turistiche in Italia hanno fatto registrare un +3%, mente quelle via web sono cresciute del +7%.
Una sfida importante, quella della digitalizzazione, per l’Italia del Turismo in un contesto globale che vede l’industria dell’online travel sales crescere ad un ritmo medio annuo del 10,5% e destinata a raggiungere, entro il 2019, un valore di 762 miliardi di dollari.
Il tavolo coordinato da Euro Beinat, professore di Geoinformatica all’Università di Salisburgo, ha fatto emergere che “non si può prescindere dal trattare l’argomento dell’analisi dei comportamenti turistici; ciò significa che è necessario utilizzare strumenti di analisi che permettano di creare trasparenza e prevedibilità del turismo, puntando ad andare quanto più possibile nel dettaglio, al fine di avere informazioni complete che dovranno diventare la base della prossima generazione di politiche e investimenti”.
Al centro del dibattito anche gli hashtag #big data e small data, intendendo con questi termini l’analisi dell’effetto complessivo della digitalizzazione delle attività umane, dello sviluppo di “internet of things”, degli open data e dei social media, non solo in ottica quantitativa ma anche qualitativa
Dal dibattito della terza sessione coordinata da Pierluigi Sacco, professore di Economia della Cultura allo Iulm, è emerso invece che non si può prescindere dal trattare l’argomento dei sistemi di promozione turistica digitale; ciò significa che per i partecipanti la promozione turistica non può considerare la sfera digitale come un semplice canale di comunicazione tra tanti, ma deve progettare, costruire e sviluppare un approccio di engagement interamente ritagliato sulle sue specificità. - di l.d. - Fonte: GuidaViaggi.it