Urgente il recupero del primato perduto
Per un Paese come l'Italia, che è stato la culla storica del turismo, sarebbe un ulteriore smacco. Culla del turismo ma non dell'industria turistica evoluta, ed è questo il punto. Il settore non è povero di risorse. È frammentato in maniera abnorme, manca un vero coordinamento tra le Regioni, sono di fatto assenti iniziative su vasta scala di promozione della domanda interna. Il riassetto dell'Enit, per promuovere l'Italia all'estero, è appena partito. Le Regioni vanno in ordine sparso. E così l'efficacia degli interventi si disperde.
Il comparto dei tour operator è sotto pressione. Così come quello del trasporto aereo. Nel comparto alberghiero ci sono numerosi dossier aperti di catene in difficoltà e si potrebbe tranquillamente affermare che i principali operatori ricettivi sono di fatto le banche. Il pacchetto del Governo è un segnale importante ma non basta. Per un settore che vale nel complesso almeno 198 miliardi di euro (stime Wtti) ossia l' 11% del Pil ci vorrebbe una strategia paese forte e con obiettivi chiari, per recuperare competitività in maniera omogenea e sui fronti più avanzati e innovativi.
Tutto questo finora è mancato. Il proliferare di enti e soggetti collegati al turismo, se ne contano circa 15mila in totale, ha invece disperso un volume di investimenti stimato in otre 6 miliardi l'anno. Al punto tale che nella graduatoria delle stime di crescita 2014 del Wtti (che raggruppa a livello mondiale gli operatori del settore) l'Italia è solo al 158° posto e si piazza in 177° posizione se si considerano le aspettative sulla crescita a lungo termine del peso del comparto viaggi e turismo sul Pil. Serve dunque una scossa forte. - Fonte: Il Sole 24 Ore (di Vincenzo Chierchia)