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Un patto per l'Adriatico

Un patto per l'Adriatico

È la sfida lanciata da Francesco di Cesare, presidente e fondatore di Risposte Turismo, l'organizzazione che ha convocato a Dubrovnik l'industria del mare per la seconda edizione dell'Adriatic Sea Forum. Due giorni di dibattiti e analisi per gettare le basi del brand unico: «Se i sette Paesi che affacciano su questo mare lavorassero insieme - ha detto - di certo otterrebbero risultati maggiori».
Di contro, la frammentazione produce sprechi. Prova ne è l'Italia, ricorda il commissario straordinario dell'Enit, Cristiano Radaelli, «dove la promozione affidata alle regioni spesso genera confusione, e una gestione centralizzata sarebbe più utile». «Studiare una formula per attrarre fondi Ue». Eppure nel confronto tra i Paesi delle due sponde - in primis Croazia, Slovenia, Montenegro e la stessa Italia - nessuno sembra disposto a sacrificare il proprio brand a favore di quello unico, «per quanto - ammette Radaelli - un marchio ombrello potrebbe essere utile a tutti noi». Utile, soprattutto, ad attrarre più investimenti dall'Europa. «Il primo passo è avvicinare le sponde con collegamenti migliori - ricorda Roberto Perocchio, presidente di Assomarinas - E poi studiare una formula per ottenere fondi che contribuiscano allo sviluppo di tutta l'area».
Intanto Dubrovnik ringrazia il mare c'è chi ringrazia il mare, intanto. È Antun Asic, general manager dell'Autorità Portuale di Dubrovnik, partner del forum: «È una città in movimento, la nostra. Gli arrivi negli ultimi sei anni si sono moltiplicati. E con il progetto del nuovo terminal garantiremo più servizi e mille nuovi posti di lavoro. Dobbiamo dire grazie all'Adriatico perché è la nostra ricchezza». Ragusa di Dalmazia - nome italiano di Dubrovnik - è capace di attrarre fino a 12mila crocieristi in un giorno, pari a un quarto dei suoi abitanti. Un vero patrimonio, che però - è giusto ricordarlo - non sembra inibire il governo croato dall'intenzione di posizionare trivelle in mare aperto alla ricerca di petrolio.
«È una destinazione sexy, che ha saputo vendere la sua storia, e ormai fa da poster ai nostri itinerari», afferma John Tercek, vice presidente New Business Development di Royal Caribbean Cruise. È lui a puntare il dito contro quei porti, come Bari, dove «si fa la siesta e i passeggeri trovano i negozi chiusi». Oppure Brindisi, «per molti ancora sconosciuta, che avrebbe bisogno di una forte azione di marketing per guadagnare appeal». E riguardo al brand Adriatico, per mister Tercek la strada da fare è ancora lunga: «I nostri clienti per ora vogliono Santorini, non Durazzo. Per questo vendiamo crociere nel Mediterraneo Orientale, invece che nell'Adriatico. I Paesi devono lavorare insieme. E questo forum è solo il primo passo».
I numeri del report

A Dubrovnik è stato presentato anche l' Adriatic Sea Tourism Report . Secondo i calcoli di Risposte Turismo, nel 2015 nei porti crocieristici dell'Adriatico transiteranno 4,89 milioni di passeggeri (+5,05%) per un totale di 3.072 toccate navi (+ 8,47%). Una crescita che, però, non compenserà la contrazione del traffico registrata lo scorso anno (-10,9%). Sul podio c'è sempre Venezia, nonostante i limiti di traffico (1,63 milioni di crocieristi, in calo del 5,7%; e 525 toccate nave, pari al +7,6%).

Al secondo e terzo posto Dubrovnik e Corfù. Stabili i traghetti con 17,31 milioni di passeggeri (+0,32%) e 80.600 toccate nave (+0,98%). Il porto più trafficato in questo caso è Split (4 milioni di passeggeri, +3%), seguito da Zadar (2,2 milioni, -3,2%), Corfù (1,5 milioni) e Ancona (1 milione).

Confermata la leadership della Croazia, ottenuta con oltre 9 milioni di passeggeri movimentati, pari al 52,5% del traffico complessivo nell'Adriatico. Alle sue spalle si collocano la Grecia (4 milioni di pax) e l'Italia (2 milioni). Ampio spazio nel report al comparto nautico. Sono state mappate 325 marine per oltre 78mila posti barca, con una media di circa 240 posti ciascuna.

L'Italia risulta essere nuovamente la nazione con il maggior numero di marine (181, pari al 55,7% del totale) e posti barca (48.900, pari al 62,5% del totale). Sugli altri gradini del podio la Croazia e la coppia Slovenia-Montenegro.

Per Francesco di Cesare, regista del report e patron del forum, sono numeri che lasciano ben sperare: «È evidente un'inversione di curva positiva per la crocieristica nel 2015; una conferma della tendenziale, ancorché lieve, ripresa del traffico traghetti; e una fiducia degli operatori sull'aumento di attività riferita alla nautica, caratterizzata peraltro da una continuità di investimenti lungo tutta la costa adriatica». Eppure, tiene a sottolineare, «questi segnali non bastano a nascondere l'ancora marcata distanza tra le potenzialità dell'Adriatico e i risultati finora raggiunti.

Un gap che potrebbe essere colmato lavorando a un progetto di medio-lungo periodo che possa portare l'Adriatico a essere una destinazione con una propria immagine, un proprio posizionamento, un proprio marchio e un'offerta unica». Di R. R. - Fonte: L' Agenzia di Viaggi