Turismo , l'online è da cavalcare
La scelta della vacanza online è un fenomeno che gli operatori possono cavalcare, da cui non devono sentirsi esclusi. Così sostiene Paolo Audino, non solo un esperto di marketing turistico, ma anche direttore di Ttg Italia, la Business unit turismo di RiminiFiera che organizza tra l'altro Ttg, la fi era con 60 mila operatori da 60 paesi e Sia Guest, fi era dell'ospitalità alberghiera (le prossime edizioni in contemporanea dall'8 al 10 ottobre 2015).
«Non esiste il marketing digitale, esiste il marketing applicato nell'era digitale», dice Audino. «I princìpi di base non cambiano, mutano i comportamenti e le regole d'ingaggio tra domanda e offerta. Il prodotto turistico non fa eccezione se non per il fatto che è in parte materiale e in parte immateriale e il controllo del prodotto, il suo valore, il suo posizionamento rispondono a un numero elevatissimo di variabili.
Un aspetto del problema è la vacanza scelta via web che non è il fai-da-te che comunemente si crede: in grandissima parte è veicolata da nuovi aggregatori e intermediari. Il cliente si illude di essere più libero e di non alimentare costose catene di intermediazione. Da parte loro, gli operatori possono solo cercare di cavalcare il fenomeno non di ostacolarlo. L'evoluzione è continua e nessuno può pensare che ciò che vale oggi debba valere anche domani. Quindi gli operatori devono farsi parte attiva del cambiamento e non limitarsi a subirlo».
Domanda. Dal suo privilegiato punto d'osservazione qual è la previsione sull'andamento turistico italiano in questo 2015? Risposta. Prevedo un incremento di arrivi e presenze, nazionali e internazionali. Ci sarà un effetto Expo, anche se meno marcato del previsto, e un lieve incremento dovuto a una situazione economica in lenta ripresa.
D. Più in generale, quali sono i trend del turismo? R. Nel medio termine le vacanze si accorceranno e saranno guidate da fattori esperienziali sempre più specifici. Mare, montagna, città d'arte saranno classificazioni superate. La motivazione e la reputazione saranno le linee guida. Diventerà inutile promuovere una località per le sue bellezze o per il suo patrimonio culturale se poi gli stessi non saranno facilmente fruibili e ben organizzati. Soprattutto la competizione si allargherà a nuovi luoghi e nuovi temi.
D. Che cosa manca al turismo italiano per riuscire a competere con effi cacia? R. La consapevolezza di avere un prodotto eccellente, gestito male e raccontato peggio. Siamo troppo autoreferenziali, presuntuosi. La storiella del paese con il più grande patrimonio culturale al mondo è signifi cativa: non esistono dati che avallino tale affermazione, e quelli che esistono sono controversi, ma ci piace raccontarla per poi lamentarci, e stupirci, che vadano più turisti in tre mesi a Londra a visitare una mostra su Pompei piuttosto che in un intero anno proprio a Pompei.
D. Ritiene che il governo stia mettendo la dovuta attenzione alle problematiche del turismo? R. Questo governo, come quelli che lo hanno preceduto, si spertica in dichiarazioni di interesse ma poi non attiva alcuna azione concreta, strutturata e sistemica per dare un vero slancio al settore. I temi della riforma del titolo V o della struttura dell'Enit sono in realtà di retroguardia, anche perché affrontati con obiettivi politici e mai con una visione lucida, competente e innovativa.
D. I gruppi stranieri stanno acquistando e in parte investendo sulle industrie italiane. C'è interesse anche nel comparto turistico? R. Le barriere di accesso burocratiche, l'eccesso di localismo e la volatilità del mercato hanno sempre tenuto lontano i player internazionali. Alcuni preferiscono farlo da oltre confi ne sfruttando il web e gli escamotage fi scali che leggi arcaiche consentono. Dall'altro lato i gruppi italiani, con rarissime eccezioni, non hanno dimensione, capitali e capacità manageriali che ne consentano l'internazionalizzazione
D. A proposito di internazionalizzazione. Come mai l'Italia con la sua tradizione di turismo non ha nessun player importante nelle prenotazioni online? R. Al contrario di quanto si pensa quei player non nascono mai per caso e soprattutto non è un caso che nascano più o meno tutti negli stessi paesi. Laddove alla nascita trovano visioni innovative, snellezza burocratica, facilità di accesso al credito e a condizioni davvero agevolate. E poi crescono grazie a pesantissimi e continui investimenti, capacità di espansione rapida sugli scenari internazionali, know how organizzativo e dei processi di gestione.
D. Hanno ancora un ruolo e a quali condizioni le fi ere del turismo? R. Le fi ere sono sempre state un momento in cui si combinano azioni commerciali, di comunicazione, di relazione. Nel tempo è cambiata la misura percentuale con cui questi singoli aspetti contribuiscono al successo di una fi era. Oggi certamente la comunicazione prevale sulle relazioni e sugli aspetti commerciali. Ma ogni settore, ogni manifestazione e ogni nazione hanno specifi cità tali per cui non esiste una formula segreta di successo. Dunque, anche le fi ere del turismo servono se sono fatte bene, se hanno contenuti, innovazione, se sono connesse ai player del mercato e se ne soddisfano i loro fabbisogni industriali. Di C. V. - Fonte: ItaliaOggi