Turismo italiano alla ricerca del rilancio 2.0
L'obiettivo è di affidare sempre più lo sviluppo dell'economia turistica e del marchio Italia alle nuove tecnologie, canale per il quale già transitano, a livello mondiale, oltre il 50% delle prenotazioni e dell'acquisto di servizi da parte dei globetrotter. Il sito Italia.it - progetto nato nel 2006 per poi essere accantonato e rivitalizzato nel 2008 - è costato 25 milioni di euro, ma nonostante tutti i soldi finora spesi si è rivelato inadatto a rispondere alla sfida del turismo digitale, a fare da vetrina virtuale del Belpaese. Quel costosissimo contenitore, infatti, non solo non ha risposto alle aspettative, ma ha rimediato più di una figuraccia all'immagine dell'Italia, con contenuti spesso inesatti o inadeguati e procedure di accesso farraginose.
«In questi ultimi mesi - spiega Cristiano Radaelli, commissario dell'Enit dal 26 giugno - abbiamo, però, impresso un cambiamento nella gestione del portale. Ora dobbiamo accelerare, perché l'Expo è alle porte e siamo lontani dall'essere competitivi con le piattaforme degli altri Paesi turistici. Si tratta di una fase di transizione delicata, perché abbiamo dovuto svincolarci dalla gestione di Unicity e allo stesso tempo non perdere quanto di buono fatto fin qui». Il passaggio del portale nelle mani di Enit, infatti, è stato complicato dal fatto che Unicity aveva un contratto con Promuovi Italia, società che da inizio luglio è stata - sempre secondo quanto previsto dal Dl 83 - messa in liquidazione. Si è trattato, pertanto, di studiare il modo per far venire meno quell'accordo. Ora che la soluzione è stata trovata, si può proseguire con lo sviluppo del sito.
«L'obiettivo - prosegue Radaelli - è costruire una piattaforma in open source, che faciliti i rapporti con regioni e operatori. Considerato che il settore del turismo dà lavoro a 3 milioni di persone e rappresenta il 10-11% del Pil, il fatto di puntare sul digitale (mentre finora le strategie di comunicazione dell'Enit hanno camminato su canali tradizionali), deve significare anche un cambio di prospettiva: non puntare su un marketing fine a se stesso, ma fare in modo che la promozione del marchio Italia funzioni veramente come leva di sviluppo dell'economia. L'utilizzo del sito deve far sì che il turista possa passare in modo semplice ed efficace da ciò che vede online alla prenotazione delle visite e all'acquisto dei servizi e possa, inoltre, ricevere anche offerte personalizzate. Dobbiamo renderci conto che operiamo in un mercato competitivo».
Dopo l'acquisizione del portale, il prossimo passo sarà la predisposizione dello statuto della nuova Enit che da ente pubblico diventerà ente pubblico economico, posto sotto il controllo del ministero dei Beni culturali e la riorganizzazione di personale e sedi. Entrambi obiettivi da centrare entro fine novembre. «Allo statuto - afferma il commissario - ci stiamo lavorando e sono convinto che rispetteremo i tempi. Anche la ridefinizione della pianta organica sarà pronta per novembre. Abbiamo già avuto, a inizio settembre, il primo incontro con i sindacati. Dobbiamo ragionare su un organico complessivo di 180 persone, di cui 80 in Italia e 100 nelle sedi estere».
A quei numeri vanno aggiunti i circa 90 lavoratori di Promuovi Italia, la Spa in liquidazione. È chiaro che non tutti gli addetti potranno continuare a lavorare nella nuova Enit, che ora impegna 13,5 dei 18 milioni del proprio budget per far fronte alle spese del personale. Ci saranno certamente dei tagli, come lascia intendere anche il Dl 83, che parla di ricollocazione presso altre amministrazioni del personale in eccesso. Tanto più che pure sulle 17 sedi estere si abbatterà la scure: dovranno essere ridimensionate secondo una politica di minori costi e maggiore efficienza. Anche perché il sempre maggior peso attribuito al marketing digitale renderà meno necessaria la presenza all'estero di un ufficio italiano del turismo. - Fonte: Il Sole 24 Ore (di Antonello Cherchi)