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Turismo in ripresa E parte (in ritardo) la riforma dell'Enit

Turismo in ripresa E parte (in ritardo) la riforma dell'Enit

Per l'estate previsto un miglioramento L'agenzia ha vissuto un anno in stallo Ok alla trasformazione in ente pubblico economico (per risparmiare). Resta il nodo delle risorse, scese sotto i 18 milioni di euro L'Italia è (ancora) in grado di promuovere il turismo? 

Attorno a questa domanda si aggira una riforma complessa come quella dell'Enit, l'ente nazionale del turismo, all'indomani del via libera della Corte dei Conti di venerdì che lo ha modificato in ente pubblico economico da agenzia per la promozione del turismo. Un ok definitivo che arriva dopo sei mesi di rinvii e dopo la liquidazione di "Promuovi Italia", società interamente controllata da Enit; il testo della riforma era stato redatto, infatti, a fine 2014, nel mezzo di una travagliata fase di transizione dove la gestione era stata affidata ad un commissario straordinario (e dopo gli appelli di numerose organizzazioni di categoria come Assoturismo, Confturismo e Federturismo). Adesso, in particolare, il nuovo Cda passerà a tre componenti: il presidente sarà nominato dal Capo dello Stato su indicazione del presidente del Consiglio, gli altri due da Regioni e associazioni di categoria. 

Ancora da sciogliere, però, il nodo delle risorse: in un passo-chiave della riforma si legge che vi sarà una progressiva riduzione del contributo statale, pari oggi a 18 milioni di euro, anche se nei giorni scorsi Andrea Babbi (che ha rassegnato le dimissioni da direttore generale) aveva dichiarato che il contributo era già diminuito a 16 milioni. Cifre comunque troppo basse, se lo stesso Babbi le aveva definite come «una pistola ad acqua» rispetto all'impegno richiesto per promuovere il turismo. Tanto più che il nuovo ente va nella direzione di una fusione con l'Ice, l'agenzia per l'internazionalizzazione delle imprese, come già annunciato dal governo mesi fa. Insomma, una riforma delicata per un settore strategico per l'economia del Paese, tanto più che parecchie indagini di mercato (come il barometro Unwto-Organizzazione mondiale del turismo) sostengono che a livello mondiale siamo scesi di posizione sia dopo i nostri più diretti concorrenti come Francia e Spagna, ma anche dopo Stati Uniti e Cina. Colpa di una «politica che non conosce il turismo», per usare le parole dell'ex direttore generale Enit. Per non parlare di altri fattori come la crisi dei consumi (che ha causato una riduzione dei giorni di vacanza degli italiani) e del maltempo che ha colpito l'intero Paese l'estate scorsa nei mesi di giugno e luglio. 

I segnali positivi, comunque, non mancano. Anzi. Guardando a ritroso dall'inizio dell'anno, l'ultimo rapporto mensile della Banca d'Italia sul turismo, diffuso proprio ieri, rivela che la bilancia dei pagamenti turistica ha segnato a marzo un saldo netto positivo di 573 milioni di euro, 160 milioni in più rispetto allo stesso mese di un anno fa. E calcolando il primo trimestre dell'anno, secondo il report di Bankitalia, si è registrato un avanzo di oltre mille milioni di euro, contro gli 853 dei primi tre mesi del 2014. 

Secondo un'altra ricerca del Ciset (il Centro internazionale di studi sull'economia turistica della Cà Foscari) quella del 2015 sarà l'estate del rilancio per il turismo in Italia, che sarà trainato dagli stranieri ma vedrà anche una ripresa della domanda italiana. Secondo l'indagine, tra maggio e ottobre gli arrivi dei turisti stranieri in Italia dovrebbero aumentare del +2,8% rispetto allo stesso periodo del 2014, mentre le presenze del +2,6%. Crescita anche per il turismo domestico: +1,4% per i flussi e +0,7% per le notti, con una tendenziale riduzione della permanenza media. In questa previsione l'effetto dell'Expo appare limitato, con meno di un quarto degli operatori intervistati che lo segnala come motivo di aumento del turismo in Italia nell'estate 2015; si tratta comunque di un evento considerato importante per il mercato internazionale che non per quello domestico. Di A.D'A. - Fonte: Aavvenire