Turismo. I due anni decisivi per ritrovare un posto al sole
Le buone notizie
Eppure non tutto è da buttar via. Dai dati estratti dagli archivi dell'Inps, ed elaborati in esclusiva da Federalberghi e Fipe, in partnership con l'Ebnt (Ente bilaterale nazionale del Turismo), emerge come quasi il 5% dell'occupazione dipendente del Paese sia impiegata nel settore turismo. Decisivo il contributo delle donne che rappresentano circa il 60% dell'occupazione dipendente e dei giovani a cui va una quota del 63%. Il quarto Osservatorio sul mercato del lavoro del turismo in Italia conferma il settore tra quelli trainanti dell'economia del Paese. I lavoratori dipendenti occupati in Italia nelle aziende legate al turismo sono 954.850 (media annua), di cui il 43% uomini e il 57% donne per un'età media di 36 anni. Il settore regge anche in merito all'occupazione giovanile con 602 mila dipendenti (il 63% del totale) under 40 anni e 342 mila under 30, in un momento in cui l'accesso al mercato da parte dei giovani risulta particolarmente difficile.
«Segnali che fanno ben sperare per i due anni che dovrebbero segnare la ripresa economica del paese, il 2014 e il 2015, anno di Expo. E proprio su questo biennio occorre puntare sia in termini di occupazione che dal punto di vista dei risultati economici - dichiara Alfredo Zini, presidente Ebnt -. Non c'è dubbio che, benché Expo rappresenti un'occasione per l'intero paese, a Milano e in Lombardia si concentrerà un numero rilevantissimo di turisti ai quali occorrerà dare una risposta di qualità. E il semestre europeo a guida italiana, coi tanti eventi organizzati a Milano, può diventare il banco di prova».
Punti deboli
Non tutto però è come sembra. Il comparto migliora e fa registrare piccoli passi in avanti ma i problemi e le difficoltà restano. «Inutile nascondersi dietro un dito - attacca Elena David, alla guida di Una Hotels e vicepresidente Federturismo -. Il settore turistico vivacchia ancora grazie al nero e a certe sacche di sfruttamento. Il sistema fiscale durissimo e un sistema troppo frammentano fanno sì che non si effettui mai il vero salto di qualità. Non abbiamo una tassazione differenziata per il turismo né una contrattualistica su misura. Il nostro sistema si basa ancora in gran parte sulla stagione balneare e persiste una polverizzazione di piccole e piccolissime strutture a conduzione familiare: 33mila alberghi con una dimensione media di 33 camere non possono essere lo specchio dell'industria. Tutti elementi che frenano la crescita e impediscono lo sviluppo».
Sul tavolo del nuovo governo ci sono diverse riforme che riguardano il settore: dall'attuazione del decreto sul turismo, alla modifica del titolo V della Costituzione, dalla trasformazione della tassa di soggiorno in tasso di scopo a un coordinamento centrale. «La tassa di soggiorno è semplicemente un'ingiustizia - afferma David -. La tassa di scopo è presente in tutti i paesi e le capitali europee, ma è distribuita su tutti coloro che beneficiano del fattore turismo. Così avrebbe senso inserire uno 0,01% su tutti gli scontrini prodotti da esponenti di quella filiera. Ma la priorità resta la riforma del titolo V: è inammissibile che regole, norme di valutazione e requisiti richiesti per far turismo in Italia siano diversi da provincia a provincia.
Poi servono misure di incentivo strutturale-fiscale per favorire lo sviluppo di aggregazioni come catene, consorzi, qualsiasi forma di rete che operi a vari livelli nel settore. Infine, attuerei la misura di rottamazione degli alberghi non più a dimensione di mercato. Ciò consentirebbe di eliminare i prodotti meno importanti, di alzare la qualità dell'offerta e quella della domanda, con la conseguenza che si alzerebbero anche i prezzi dando finalmente il via a tutta la spirale virtuosa che ne conseguirebbe». - Fonte: Corriere Economia (di Isidoro Trovato)