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Turismo, dai ristori al recovery: ministero ad hoc per il rilancio

Turismo, dai ristori al recovery: ministero ad hoc per il rilancio

14 Febbraio 2021

ROMA La crisi sanitaria che ha messo in ginocchio il turismo spinge il governo Draghi a guardare al settore come a un ambito della politica industriale, e non più come a un ramo cadetto della cultura. Si può spiegare così la decisione di collocare nell'organigramma del nuovo esecutivo un ministero specifico per il turismo: dotato di portafoglio, e quindi di autonoma capacità di spesa. Ed è in linea con questa impostazione la scelta del titolare del nuovo ministero, Massimo Garavaglia, esponente storico della Lega di governo che nei suoi precedenti incarichi istituzionali si è sempre concentrato sull'economia, dalla commissione bilancio della Camera al Mef (dove è stato viceministro nel governo Conte I) dopo la parentesi da assessore al Bilancio di Regione Lombardia. I numeri spiegano questa scelta. Perché il turismo in Italia dà lavoro direttamente a quasi 300mila persone (220mila lavoratori dipendenti), vale circa il 6% del Pil, e il suo peso cresce fino al 14% se si considerano gli effetti indotti. E alla crisi da Covid-19 sta pagando un prezzo pesantissimo, riassumibile in tre cifre targate Istat: -68,6% di turisti stranieri nei primi nove mesi del 2020 rispetto all'anno precedente, - 74,2 milioni di presenze complessive nell'estate scorsa con un - 73,2% di visitatori nelle città. In termini di fatturato, secondo l'ultima stima Unioncamere significa una perdita di 53 miliardi di euro, che prosegue nell'inizio di quest'anno insieme al persistere dei contagi (-7,3 miliardi in tre mesi, sempre secondo Unioncamere) e che fin qui è stata coperta solo in modo frazionale dai ristori e dagli aiuti fiscali (lo stop all'Imu, il principale, vale poche centinaia di milioni). Ma non possono essere i ristori a rimettere in moto la macchina, passaggio fondamentale perché anche dal turismo passano le chance di ripresa dell'economia italiana. Sul piatto ci sono 3,1 miliardi del recovery plan, che nella versione presentata alle Camere vanno ripartiti tra turismo e cultura, in una divisione che ora andrà rivista proprio alla luce dell'istituzione del nuovo dicastero. A cui sarà chiesto di «incrementare il livello di attrattività del sistema turistico e culturale del Paese attraverso la modernizzazione delle infrastrutture materiali e immateriali, la formazione ed il potenziamento delle strutture ricettive attraverso investimenti» strategici. Oltre al Recovery, l'altra emergenza per Garavaglia è quella di provare a salvare il salvabile della stagione invernale. Il settore registra perdite per qualche miliardo di euro e deve fare i conti con le restrizioni negli spostamenti tra regioni, con il contenimento nei trasporti (seggiovie, funivie) o con il distanziamento nelle strutture ricettive, dagli alberghi ai rifugi. E con una prospettiva resa ulteriormente incerta dalla minaccia delle varianti che rischiano di far rialzare la curva dei contagi nelle prossime settimane. Nell'attesa della ripresa, i ristori restano vitali, perché da gennaio per la prima volta le chiusure non sono state accompagnate dagli indennizzi. In alcuni casi i bonus vanno anche ripensati, come accade per esempio all'intervento per i centri storici che ha garantito in tutto 87,4 milioni. E nelle prossime ore, quando mercoledì alla Camera riprenderà a camminare il milleproroghe, si dovrà decidere se prorogare il bonus affitti per gli albergatori e come estendere l'esenzione Tosap e Cosap. Non meno emergenziale per il nuovo ministro la programmazione del turismo marittimo per evitare quanto vissuto lo scorso anno con regole e istruzioni per l'uso cambiate in corsa e con i cluster e le positività al Covid registrate nei luoghi estivi a maggiore attrattività. A questo si aggiunge l'annoso tema delle concessioni demaniali marittime ancora appese alla Bolkestein, alle proroghe per rinviare le gare pubbliche chieste da Bruxelles e al consguente blocco degli investimenti degli operatori.

Fonte = IL SOLE 24 ORE 14/02/21