Tunisia, settore alberghiero in affanno
Il Paese tra il forte calo dei visitatori europei e la speranza che il Nobel per la Pace accenda riflettori positivi sulla destinazione
La Tunisia avverte i primi segnali di un’inversione di tendenza, con buone speranze per il riavvio dei flussi, anche grazie ad un rafforzamento delle misure di sicurezza. Ma gli operatori del settore turistico fanno ancora molta fatica, come testimonia il presidente della Federazione tunisina dell’hotellerie, Radhouane Ben Salah, che rimarca come "il tasso di occupazione non superi il 20%".
Da settembre sono 70 gli hotel che "hanno dovuto chiudere per mancanza di clientela, e altri dovrebbero seguire". Il Governo ha messo in atto misure per venire incontro alla categoria, ma certo la situazione è complessa in un Paese dove gli impiegati del turismo, tra diretti e indiretti, sono circa 400mila, per un contribuito al Pil pari al 10%. La stagione estiva è stata in parte salvata dalla clientela nazionale, o al più regionale, ma gli arrivi dei turisti europei sono calati della metà da gennaio.
E mentre alcune catane alberghiere hanno comunicato la chiusura di alcune strutture per l’inverno, la Federazione delle agenzie di viaggi ha detto di sperare in ricadute positive a seguito dell’attribuzione del premio Nobel per la Pace ai rappresentanti del dialogo nazionale tunisino.