Trasporto. Gli aerei scendono a 126
Il taglio è sensibile rispetto ad appena pochi mesi fa. I velivoli impiegati erano 134 in settembre, o 137 esattamente 12 mesi fa, all'inizio di novembre 2013. Stanno uscendo dalla flotta aerei per il medio raggio, Airbus 321 e Airbus 320. Adesso la flotta operativa è composta da 22 jet a lungo raggio (10 Boeing 777-200Er e 12 Airbus 330-200), 84 a medio (51 Airbus 320, 11 Airbus 321, 22 Airbus 319), 20 regionali (5 Embraer 190 e 15 Embraer 175).
La riduzione del numero degli aerei è più marcata se si considera che a metà del 2009, pochi mesi dopo il decollo della Cai dei «patrioti» chiamati da Silvio Berlusconi, la compagnia aveva 159 aerei, mentre l'anno precedente la vecchia Alitalia pubblica ne aveva 175. La Cai dei soci privati nacque mettendo insieme, secondo il progetto Fenice di Intesa Sanpaolo, la parte migliore della flotta di Alitalia più una sessantina di aerei di Air One, la compagnia di Carlo Toto assorbita nella Cai.
L'attività di Alitalia quindi è destinata a ridursi ancora, dopo che nel 2013 il gruppo ha diminuito le ore di volo del 6% a 432.406, i voli dell'8,8% a 217.282. I passeggeri nel 2013 sono diminuiti del 4,8% a 22,69 milioni, ma nel mercato italiano la contrazione dei passeggeri è stata solo dello 0,6%: quindi i concorrenti hanno guadagnato quote di mercato a danno di Alitalia.
I tagli alla flotta rientrano nel piano di riduzione dell'attività concordato con Etihad Airways, un piano poco pubblicizzato. Sono scattati anche i tagli all'organico, sono previsti 2.251 esuberi negli accordi sindacali firmati in giugno (da tutti tranne la Cgil) come pre-condizione per l'intesa con gli emiratini. Un successivo accordo del 24 ottobre prevede che 994 di questi esuberi siano messi in mobilità: 879 lavoratori di terra, 61 piloti, 54 assistenti di volo.
La riduzione della flotta non avviene solo per razionalizzare la rete. La Cai ha in programma anche la vendita di una decina di jet, A321 e A320, per l'emergenza finanziaria. Dopo la perdita netta consolidata di 569 milioni nel 2013 i conti sono in profondo rosso anche quest'anno. La compagnia presieduta da Roberto Colaninno cerca di racimolare soldi, in attesa del perfezionamento dell'accordo, firmato l'8 agosto, per la cessione a Etihad del 49% della «nuova Alitalia» (senza debiti). Etihad verserà complessivamente 560 milioni di euro. Questo potrà avvenire dopo l'autorizzazione Antitrust della Commissione Ue, se Bruxelles giudicherà che l'intesa con gli emiratini non viola la concorrenza.
Il percorso a Bruxelles si è rivelato più laborioso del previsto. Alitalia ha sottoposto i suoi «impegni» solo il 27 ottobre e l'Antitrust Ue ha rinviato la decisione al 17 novembre, rispetto alla data prevista del 3 novembre. Un secondo esame in corso a Bruxelles è il rispetto del regolamento Ue sul controllo. La nuova Alitalia in cui Etihad entrerà con il 49% deve risultare controllata, di diritto ma anche di fatto, da soci della Ue. Di questo si occupano i servizi per i trasporti, non la concorrenza.
Alitalia però ha bisogno di soldi subito: in questi giorni le banche e i soci maggiori stanno esaminando la richiesta di Alitalia di anticipare una parte dei soldi dell'aumento di capitale. In sordina si è dimesso dal cda di Alitalia uno dei due rappresentanti del socio Poste Italiane, Paolo Luca Stanzani Ghedini. Le dimissioni sono del primo ottobre, ma il cda è ridotto da 11 a 10 componenti perché il dimissionario non risulta sia stato sostituito. - Fonte: Il Sole 24 Ore (di Gianni Dragoni)