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Stretta finale sull'Economia

Stretta finale sull'Economia

21 Febbraio 2014

L'ostacolo maggiore è ovviamente il ministero dell'Economia, su cui sono puntati gli occhi non solo dei partiti alleati o avversari ma di tutta Europa, a partire dalla Bce di Mario Draghi. Renzi vorrebbe che alla guida di via XX settembre arrivasse un politico di sua fiducia, ovvero quel Graziano Delrio, ministro uscente degli Affari regionali, già in pole position per diventare sottosgeretario alla presidenza del Consiglio. Ed è con lui, non a caso, che ieri si è presentato nella sede di Bankitalia.

Difficile credere che la questione del ministero dell'Economia non sia stata affrontata e che la conversazione sia stata circoscritta alla «attuale situazione congiunturale» e alle «principali tematiche economiche, sia italiane che europee», come recita la nota diffusa da Bankitalia dopo l'incontro. Una precisazione che è anche una smentita a quanti (l'agenzia Asca) poco prima avevano diffuso la notizia secondo cui durante il colloquio, Visco avrebbe insistito sulla necessità di garantire continuità al ministero dell'Economia con la conferma di Fabrizio Saccomanni. «Non si è fatto alcun riferimento a nomi per il ministero dell'Economia», la risposta secca di Bankitalia.

È plausibile che cognomi non siano stati fatti. Ma forse non era neppure necessario. Probabilmente è bastato far presente che nonostante lo spread sia sceso sotto i 200 punti, Moody's abbia rivisto da negativo a stabile l'outlook e le borse non abbiano inviato segnali preoccupanti dopo l'ascesa di Renzi a Palazzo Chigi, l'Italia è ancora sotto attenta osservazione, tant'è che proprio Saccomanni in questi ultimi giorni ha continuato a ribadire che il governo rispetterà gli impegni, a partire dal rapporto deficit/pil. Ragionamenti che sono echeggiati anche nel lungo colloquio di Renzi con Giorgio Napolitano, sempre vigile sulle scelte nei dicasteri sensibili.

Ecco allora risorgere l'ipotesi del tecnico. E i nomi che vanno per la maggiore sono due: Guido Tabellini, ex rettore della Bocconi, al momento in pole position, e l'economista Pier Carlo Padoan, appena nominato presidente dell'Istat, anche se continua da più parti il pressing per la conferma di Saccomanni. C'è anche una terza ipotesi, di cui pure si è parlato in queste ore: lo spacchettamento del ministero dell'Economia. Se Renzi fosse "costretto" a mettere un tecnico al Tesoro, potrebbe scegliere di tirar fuori da via XX settembre le Finanze, affidando così la politica fiscale a un politico, almeno così lasciavano intendere alcuni deputati vicini al premier incaricato. Il quale, dopo l'incontro al Quirinale, si è riunito nuovamente con i suoi più stretti collaboratori esprimendo «soddisfazione» per l'esito dei colloqui in vista della presentazione della squadra.

Quanto agli altri dicasteri economici, si parla insistentemente dell'ad di Ferrovie Mauro Moretti allo Sviluppo mentre per le Infrastrutture dovrebbe rimanere Maurizio Lupi del Ncd, così come probabile è la permanenza di Beatrice Lorenzin, sempre del Ncd, alla Sanità. Ad Angelino Alfano resterebbe il Viminale mentre lascerebbe la poltrona di vicepremier. Dalla riconferma si è invece tirato fuori il ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello, che lo ha annunciato con una lettera pubblica sul sito del suo dicastero. Per il ministero del Lavoro risalgono le quotazioni di Guglielmo Epifani che sembra essere preferito al tecnico Tito Boeri. Alla Giustizia ieri erano nuovamente date in ascesa le quotazioni del vicepresidente del Csm Michele Vietti ma anche del democratico e attuale ministro dell'Ambiente Andrea Orlando (in alternativa i tecnici Livia Pomodoro, presidente del Tribunale di Milano, o il pm Raffaele Cantone).

Conferma probabile anche per il dalemiano Massimo Bray ai Beni culturali, su cui punta però un altro democratico di peso quale Dario Franceschini, attuale ministro dei Rapporti con il Parlamento, dicastero al quale approderebbe la renziana Maria Elena Boschi. Sembra certa l'uscita del centrista Mario Mauro dal ministero della Difesa (per lui si aprirebbero le porte degli Affari regionali lasciati liberi da Delrio), al suo posto la democratica Roberta Pinotti. La gestione del caso marò potrebbe consentire a Emma Bonino di rimanere alla Farnesina (in corsa c'è anche Lapo Pistelli del Pd), mentre il ministro uscente per gli Affari europei Enzo Moavero Milanesi verrebbe sostituito dalla renziana Federica Mogherini. - Fonte: Il Sole 24 Ore (di Barbara Fiammeri)