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Sereno variabile

Sereno variabile

17 Luglio 2015

La stagione del turismo è partita bene, ma manca ancora la ricetta giusta. Offrire il mare non basta: servono cultura, natura, eventi, sport. E soprattutto, migliori trasporti.

GLI OCCHI CERCHIATI DI UN ARCIERE di 2.800 anni fa sono la nuova immagine con cui la Sardegna si presenta al mondo. Le 28 statue giganti, che rappresentano anche pugilatori e guerrieri, ritrovate nei pressi di Oristano e avvolte nel mistero (divinità? custodi di tombe? eroi eponimi?), danno una nuova dimensione antropologica alla civiltà nuragica, fnora fatta di resti architettonici imponenti e delle immagini stilizzate dei bronzetti. Qui ci sono cosce muscolose, torsi possenti. Al museo di Cagliari e in quello di Oristano i visitatori accorro no, man mano che cresce il turismo di stranieri e italiani in tutta l'isola, con un più 10 per cento di arrivi e un 6,5 di presenze. Un sollievo, dopo il calo degli anni passati. La stagione 2015 promette bene. Molte agenzie hanno chiesto di trasferire qui i clienti francesi e inglesi in fuga dal Nordafrica, e sono sempre di più le navi crociera che scelgono di fare rotta su Cagliari, portando i passeggeri attesi dagli 84 mila dell'anno scorso a 240 mila. Eppure sul Pil locale il turismo pesa solo l'8,5 per cento, contro il 12 nazionale. E in una indagi ne sul "brand Sardegna" riportata dal centro studi Crenos nel suo ultimo Rapporto, l'immagine dell'isola è associata ad aggettivi come incantevole, autentica, unica, emozionante, fantastica, ma assai poco con: allegra, di moda, cool, animata, giocosa. Insomma, bella ma un po' noiosa. Il potenziale per crescere dunque c'è, ma occorre la ricetta giusta. «Bisogna ragionare su una stagione più lunga, che vada da aprile a ottobre», dice l'assessore al Turismo France sco Morandi, «e non possiamo limitarci a vendere solo il mare, ma anche la natura incontaminata, la sicurezza sociale, i vini, la gastronomia. E poi gli eventi: un ottimo cartellone jazz, il Festival nel teatro di Nora, il Festival del cinema a Tavolara, e il cosiddetto turismo identitario, cioè le feste tra dizionali, dalla festa di Sant'Efsio a Cagliari alla Cavalcata sarda e alla Festa dei candelieri a Sassari.
Infne il turismo attivo-sportivo: abbiamo deciso di investire 8 milioni di euro per nuove ciclovie e un altro per i servizi annessi». «Altro che statue giganti», contesta Valentina Argiolas, imprenditrice del vino, «sono altre le cose a cui bisogna dare visibilità all'estero: quando negli Usa hanno fatto una trasmissione sulla Sardegna come isola della longevità, le vendite di vino cannonau tra gli ameri cani sono cresciute del 56 per cento».

Anche Giorgio Mazzella, un sostanzioso impero di alberghi da Arbatax a Villasimius, non risparmia critiche: «I russi non vengono più: sia per le sanzioni internazionali contro il loro paese, ma anche per le regole assurde del nostro traffco aereo, che impedisce a un charter che viene da lì di fare due scali in Italia, e quindi di ottimizzare il carico. Per fortuna li abbiamo sostituiti con i francesi. Ma l'handicap della Sardegna sui trasporti,sui costi e sulle frequenze, limita gli arrivi». La giunta ha deciso di lavorare pro prio sul "gap accessibilità". Il Crenos ha provato a calcolarne l'incidenza. Ebbene: il tempo che serve per percorrere in nave i 230 chilometri che dividono Olbia al punto più vicino del "continente", Civitavecchia, è lo stesso che porterebbe un'auto a percorrere viaggiando a 60 all'ora ben 553 chilometri di strada, mezza Italia. La differenza tra le due distanze, pari a 323 chilometri, è lo svantaggio che la Sardegna paga per colpa dei servizi marittimi carenti. Se a questo si aggiunge che sulle rotte marittime tra il continente e l'isola si va verso la costituzione di un gruppo monopolista, le prospettive non possono miglio rare. Il proprietario della Moby Lines Vincenzo Onorato, infatti, che possedeva già il 40 per cento della Tirrenia, ha acquistato l'intera società. Adesso alla Regione non resta che appellarsi all'Antitrust, cosa che ha fatto. Armi spuntate anche sul fronte interno: la Saremar, che esercita i collegamenti lo cali con le piccole isole sarde, è in fallimento a causa di un'avventura sbagliata della giunta di Ugo Cappellacci, che la mise in concorrenza con la Tirrenia. In estate tutto flò liscio, in inverno fu un bagno di sangue. La Regione ripianò gli 11 milioni di buco, ma la Ue ha condannato la Saremar a resti tuirli, mettendola in ginocchio. Unica consolazione dei sardi è il trasporto aereo sui tre aeroporti di Cagliari, Olbia, Alghero. Grazie alla regola della continuità territoriale gli abitanti dell'isola godono
di tariffe calmierate su Roma e Milano. Il resto lo fa il mercato, Ryanair in testa. Proprio su questo network la giunta conta per au mentare l'arrivo degli stranieri. «Partirà una campagna pubblicitaria da 6,3 milioni di euro che userà i voli tra i paesi europei per far conoscere la Sardegna», dice Morandi. Una successiva tranche di 9 milioni è in programma. «L'altra mossa sarà quella di usare i soldi regionali fnora stanziati per la cosiddetta "continuità territoriale di secondo livello", cioè voli sovvenzionati sui collegamenti con il resto d'Italia oltre a Roma e Milano, per sostenere invece l'apertura di nuove rotte nei paesi del turismo potenziale: dalla Scandinavia alla Germania alla Gran Bretagna», annuncia l'assessore ai Tra sporti Massimo Deiana. Non potendosi avvicinare all'Italia, la Sardegna si avvicina al centro Europa. Foto: A. Addis - SIME / Sie 

Andamento lento
La Sardegna è la regione italiana in cui si noleggiano più auto. Motivo? Collegamenti interni ai minimi termini, a partire da quelli ferroviari: il treno da Cagliari a Sassari, 200 chilometri, ci mette più di tre ore. «Scenderemo a due ore», promette l'assessore Deiana. Ma come? Ci sono otto treni diesel nuovi di zecca, arrivati due anni fa, che attendono di essere messi in servizio. «Abbiamo incontrato due tipi di difficoltà», racconta Deiana. 

«Primo, una lunga attesa per ottenere dalla Ansf di Firenze il collaudo dei convogli; secondo, una trattativa ancora aperta con Trenitalia per l'esercizio degli stessi». Trenitalia chiede 3-4 milioni in più dei 40 offerti dalla Regione, che tiene duro. E avverte che potrebbe rivolgersi a un altro operatore. Intanto le compagnie di autonoleggio festeggiano. P.P. - Fonte: L’Espresso