Rotte estive: chi sale, chi scende
Avanti piano, ma avanti. Nonostante tutto, la voglia degli italiani di volare non accenna a diminuire, e anche per i mesi estivi la tendenza è positiva. A dirlo è stato poche settimane fa l’Enac, secondo cui nel corso del primo trimestre il traffico passeggeri negli aeroporti italiani è cresciuto del 6,6% rispetto al 2015, un aumento dovuto soprattutto ai collegamenti verso l’estero e, in minor misura, al traffico all’interno della penisola (+4,7%).
E la conferma che la prossima sarà un’estate con il segno più – dopo che nel 2015 erano stati poco meno di 157 milioni i passeggeri transitati nei 45 aeroporti italiani – arriva anche dall’Ibar, l’associazione che raccoglie i vettori che operano nel Belpaese. «Puntiamo a confermare i progressi a una cifra registrati nel 2015 e mantenerci nell’ordine di un +4,5%, una percentuale di poco inferiore ai numeri indicati da Iata a livello mondiale», conferma Umberto Solimeno, presidente dell’Italian Board Airline Representatives.
«Dopo un inizio d’anno molto promettente, adesso pesa la paura di nuovi attentati, oltre al fatto che gli italiani continuano ad avere decisioni di spesa oculate», afferma Solimeno. Tra le mete più richieste fino a questo momento, c’è soprattutto il mercato domestico, mentre il boom dei collegamenti low cost in partenza dai vari aeroporti della penisola spinge la domanda verso le tradizionali mete del Mediterraneo. «Spagna e Grecia promettono di farla da padrone in Europa, subito seguite dai voli verso la grandi capitali del vecchio continente. In flessione Egitto, Nord Africa e Turchia, sul lungo raggio andrà molto bene la Cina, anche se soprattutto in un’ottica incoming – spiega Solimeno – Per le destinazioni outbound, non prevediamo una particolare impennata del Brasile, tenuto conto del fatto che gli italiani di solito non si recano dove sono in programma grandi eventi. Bene, invece, il Nord America, anche se il dollaro forte non aiuta».
In crescita, nell’analisi del presidente di Ibar, anche il Far East, mentre continua il trend positivo per il Middle East, con Dubai ed Emirati in testa. Per quanto riguarda i flussi provenienti dall’estero, oltre alla Cina, un vero e proprio boom sarà quello del subcontinente indiano, a cui si aggiungerà una buona performance del traffico argentino, grazie soprattutto al turismo religioso e dei pellegrinaggi. «Un po’ di calo, invece, dagli Stati Uniti, che comunque restano tra i primi mercati. Il warning per tutta l’Unione Europea lanciato dalle autorità statunitensi penalizzerà sicuramente anche l’Italia», prevede Solimeno.
Attenzione però. Volare la prossima estate sarà più difficile rispetto al passato. È vero, l’offerta aumenta, e le tariffe si abbassano – tra il 2014 e il 2015 la contrazione media è stata del 2,5% – ma da gennaio è entrato in vigore un aumento di 2,5 euro a passeggero per chi decolla dagli aeroporti italiani. Risultato: per i viaggiatori in partenza dall’Italia si tratta di un aggravio di ben 165 milioni di euro. Tutto il contrario, solo per fare un esempio, di quanto accade in Spagna, dove la riduzione delle tasse aeroportuali fino al 2022 ha già visto crescere il numero di arrivi da Regno Unito, Polonia e Germania.
Altro tema caldo, la sicurezza. Se la prossima riunione del Consiglio della Ue sui trasporti si terrà in Lussemburgo il 7 giugno, già adesso trapela quella che sarà la direzione del dibattito: l’obiettivo sarà “non perturbare il traffico eccessivamente”, senza creare inutili allarmismi. Insomma, il paventato modello Tel Aviv – con l’obbligo di presentarsi in aeroporto 3 o 4 ore prima del volo – non arriverà in Europa, dove nelle scorse settimane l’Unione ha dato comunque il via libera alla “schedatura” dei passeggeri attraverso il Pnr. «Meglio fermarsi alle misure che abbiamo, che sono molto buone», conclude Solimeno. «Introdurne di nuove significherebbe perdere passeggeri, senza alcun beneficio». - di Giorgio Maggi - Fonte: L'AgenziaDiViaggi.it