«Ristori e più crescita Il turismo va rilanciato»
Per il turismo prima «i ristori per l'emergenza» ma «poi serve più competitività» dice il ministro Massimo Garavaglia.
ROMA La parola d'ordine è «pragmatismo». Nel suo settore e nel governo: «Se tutti andremo al merito delle questioni, non ci divideremo, anche se veniamo da partiti diversi. Non c'è un centrodestra e un centrosinistra in questo momento al governo. C'è una situazione grave e c'è un'emergenza. Oggi abbiamo da pensare ad una cosa sopra ogni altra: fare Pil». Massimo Garavaglia, leghista, ministro del Turismo ancora per poco senza portafoglio - presto arriverà la modifica che permetterà di fare spesa ma «con il mio collega Franceschini (ministro della Cultura, dal quale darà scorporato il Turismo, ndr) andiamo molto d'accordo, non ci saranno problemi» - ha già chiaro come procedere per mettere a riparo dalla tempesta dell'emergenza prima e rilanciare poi un settore che è «la prima industria del Paese, con 4 milioni e mezzo di addetti e ampi margini di miglioramento e sviluppo». E che non può concedersi lentezze o incertezze: «Non dobbiamo più lasciare un solo centimetro ai nostri competitors».
Come si fa a rassicurare, risollevare, dare una prospettiva di crescita dopo un anno così duro?
«Dobbiamo agire in due fasi. La prima è tenere in vita nell'immediato l'azienda turismo. Quindi si agirà con un decreto ristori con normative adeguate, con aiuti in conto capitale, con facilitazioni per le ristrutturazioni, con l'allungamento dei termini per i prestiti erogati, con il sostegno attraverso le politiche per il lavoro per chi è in difficoltà. Non sarà facile, perché molti addetti del settore sono stagionali, ma ce la faremo. Le risorse per gli indennizzi ci sono».
Poi?
«Poi, una volta governata l'emergenza tenendo in vita più aziende possibile, dobbiamo contare sul fatto che - come ha detto anche il presidente del Consiglio - c'è la certezza che in un Paese come l'Italia il turismo ripartirà. E allora va migliorata la competitività di un comparto che purtroppo dal 2010 al 2019 è cresciuto solo del 4% mentre altrove, in Paesi per noi concorrenti, è salito del 6%».
Pensare al rilancio in tempo di pandemia non è peccare di ottimismo?
«No se si se agisce nella giusta direzione, superando quella che è stata storicamente una frammentazione attraverso interventi in orizzontale e in verticale. Sul primo versante ha già operato il premier dando autonomia al ministero del Turismo e organizzandolo in maniera tale da poter interloquire e interfacciarsi con gli altri dicasteri. Sul secondo, il mio obiettivo è superare una situazione in cui Regioni e Comuni si muovono in ordine sparso. Dobbiamo fare sistema, parlando con una sola voce. Ho già sentito il presidente della Conferenza delle Regioni Bonaccini e vedrò quello dell'Anci De Caro per quanto riguarda soprattutto le città d'arte. Bisogna migliorare la nostra capacità di promozione, di attrazione».
È utile un messaggio unico per un Paese che ha «offerte» tanto diverse?
«Non si tratta di rendere tutto uguale, anzi: va valorizzato il territorio, vanno fatti conoscere i tesori locali nascosti, anche utilizzando i nuovi media, la Rete: le faccio un esempio, quello di Curinga, in Calabria, dove abbiamo un platano antichissimo e meraviglioso in lizza per vincere il premio di albero più bello del pianeta. Ecco, in Italia di attrazioni anche poco conosciute ma uniche ne abbiamo moltissime, vanno riscoperte e promosse».
Ma per ritrovare competitività serve anche riaprire i luoghi del turismo, i musei, i ristoranti, i confini?
«Serve riaprire, ma anche qui: bisogna essere pragmatici, non ideologici. Non si deve ripartire se non esistono le condizioni sanitarie per farlo, ma si deve agire in maniera ordinata e coordinata».
È sembrato che lei fosse in contrapposizione con il ministro della Salute Speranza che ha deciso di fermare lo sci. È così?
«Io non sono in contrapposizione con nessuno. Siamo stati tutti chiamati dal presidente Mattarella e abbiamo risposto per far ripartire il Paese. Vogliamo tutti la stessa cosa. Tutto può essere deciso, ma appunto in modo coordinato e ordinato, e sono convinto che lo sarà».
In attesa che l'emergenza sia completamente superata, c'è chi ipotizza un «passaporto sanitario»: libero accesso, circolazione, a chi si sarà vaccinato o arriva da zone Covid.-free: lei che ne pensa?
«Io penso che il mercato supererà la politica. Che si andrà in una direzione di fatto. E che dovremo agire senza lasciare un solo centimetro di vantaggio ai nostri competitor. Quello che faranno loro faremo noi, non resteremo indietro. Non succederà più».
Fonte = CORRIERE DELLA SERA 20/02/21