Ristori bis, doppio binario da 1,5 miliardi
04 Novembre 2020
Verso il cdm. In arrivo in settimana un nuovo decreto per distribuire entro metà dicembre i ristori alle attività chiuse con l'ultimo Dpcm Gli ampliamenti. Con il fondo in arrivo un meccanismo a due vie: sostegni standard per le chiusure nazionali e integrazioni per quelle regionali Possibile ripescaggio per categorie tralasciate dal primo Dl come bus turistici, tour operator, scuole di danza Per le attività bloccate previsti anche stop all'Imu e ai contributi dei dipendenti e tax
In parallelo con il difficile confronto fra governo e regioni, la rincorsa al virus procede anche sul piano finanziario. Perché la tensione sociale già è alta, e le nuove chiusure andranno accompagnate da una nuova tornata di aiuti alle categorie colpite. La caccia alle risorse è partita subito al Mef: l'idea iniziale era di dedicare al tema un fondo da 1,2 miliardi. Ma sono bastate poche ore per innescare l'ormai solita pressione al rialzo, che potrebbe portare la cifra fino a quota 1,5-1,6 miliardi, ricollocando il deficit 2020 al 10,8%. Ammesso che basti. Perché in cantiere c'è un meccanismo complicato: che deve dare sostegni standard alle attività interessate da misure nazionali (per esempio i centri commerciali, che saranno chiusi nel fine settimana, in cui si concentrano gran parte delle vendite), e integrazioni a quelle colpite da provvedimenti su scala regionale: è il caso di bar e ristoranti, già indennizzati per la chiusura dopo le 18, ma ora bloccati del tutto nelle regioni classificate come «zona rossa».
Ma la coperta di fine anno non è amplissima. E condiziona il confronto fra i problemi di bilancio del governo e il comitato tecnico scientifico, più attento ai rischi epidemiologici che a quelli della finanza pubblica. Ma i conti pesano. Anche perché non si è ancora sciolta la decisione nella maggioranza su un nuovo scostamento. A Via XX Settembre il tema, escluso inizialmente, ha ormai decisamente preso piede, ma ancora si discute sui tempi: in particolare i Cinque Stelle lo chiedono subito, mentre il ministro dell'Economia Gualtieri vorrebbe invece collocarlo più avanti, all'inizio del prossimo anno. Ora la priorità è tagliare il più possibile i tempi per i nuovi rimborsi, spiegano dal ministero dell'Economia.
Il lavoro per il decreto Ristori-bis, che potrebbe arrivare in consiglio dei ministri tra giovedì e venerdì, si è concentrato su due obiettivi: ripescare una serie di categorie tralasciate dall'elenco dei codici Ateco allegato al primo decreto, ed estendere il meccanismo degli aiuti alle attività chiamate ad affrontare le nuove limitazioni.
La difficoltà principale è quella di adeguare l'impianto alle evoluzioni delle misure restrittive, che potrebbero cambiare di settimana in settimana tramite ordinanza del ministero della Salute. Per questa ragione il decreto dovrebbe costituire un fondo, con la dotazione massima definita ex ante, da cui poi il ministro dell'Economia potrebbe attingere con Dm.
Una volta costituito il fondo, quindi, dovrebbero essere ripescate categorie come i bus turistici, i tour operator e le agenzie di viaggio, gli ambulanti, gli atelier di abiti da cerimonia, i take away, i corsi di danza o i pirotecnici. Il fondo poi servirà agli indennizzi dei settori coinvolti dalle chiusure modulate a livello regionale. In tutti i casi i titolari di attività chiuse riceveranno entro la metà di dicembre un indennizzo doppio rispetto a quello del decreto Maggio se il loro fatturato è sotto i 5 milioni, altrimenti seguiranno il parametro del 10% della perdita di aprile.
Per i dipendenti di queste attività saranno sospesi gli obblighi contributivi, mentre ai titolari delle attività chiuse saranno estesi l'esenzione dal versamento della seconda rata dell'Imu in scadenza il 16 dicembre e, per chi lavora in affitto, il credito d'imposta sulle locazioni di esercizi commerciali (50% del canone d'affitto) e di affitti d'azienda (30%) per i mesi di ottobre, novembre e dicembre 2020.
Non solo. Al Mef si prova anche a ragionare per filiere, tenendo conto degli impatti "indiretti" che gli stop a una serie di esercizi commerciali producono sui loro fornitori. «La platea si potrebbe ulteriormente allargare - spiega infatti il sottosegretario all'Economia Alessio Villarosa (M5S) - abbracciando per esempio i grossisti che lavorano soprattutto con le forniture agli esercenti più colpiti come ristoranti e bar».
In gioco rientrerebbero quindi i produttori di vino e alcolici in genere, i forni del pane, i mercati all'ingrosso di frutta, verdura e pesce come il commercio all'ingrosso di carta, cartone e articoli di cartoleria.
Questa seconda mossa richiede però più risorse, e più tempo. Di conseguenza dovrebbe essere la legge di bilancio a occuparsene, all'interno del capitolo già previsto per l'edizione 2021 del «fondo Ristori» che nelle ipotesi iniziali doveva poggiare su 4 miliardi. Anche questi, inevitabilmente, ora in crescita.
Per non inchiodare tutti al parametro delle perdite di aprile, che già sta determinando più di un paradosso, un criterio nuovo per misurare il sostegno. «Il riferimento - spiega ancora Villarosa - sarà più ampio, e potrebbe per esempio essere parametrato a una perdita di fatturato semestrale». Ma molto dipenderà dalle risorse davvero a disposizione.
Fonte = IL SOLE 24 ORE 04/11/20
In parallelo con il difficile confronto fra governo e regioni, la rincorsa al virus procede anche sul piano finanziario. Perché la tensione sociale già è alta, e le nuove chiusure andranno accompagnate da una nuova tornata di aiuti alle categorie colpite. La caccia alle risorse è partita subito al Mef: l'idea iniziale era di dedicare al tema un fondo da 1,2 miliardi. Ma sono bastate poche ore per innescare l'ormai solita pressione al rialzo, che potrebbe portare la cifra fino a quota 1,5-1,6 miliardi, ricollocando il deficit 2020 al 10,8%. Ammesso che basti. Perché in cantiere c'è un meccanismo complicato: che deve dare sostegni standard alle attività interessate da misure nazionali (per esempio i centri commerciali, che saranno chiusi nel fine settimana, in cui si concentrano gran parte delle vendite), e integrazioni a quelle colpite da provvedimenti su scala regionale: è il caso di bar e ristoranti, già indennizzati per la chiusura dopo le 18, ma ora bloccati del tutto nelle regioni classificate come «zona rossa».
Ma la coperta di fine anno non è amplissima. E condiziona il confronto fra i problemi di bilancio del governo e il comitato tecnico scientifico, più attento ai rischi epidemiologici che a quelli della finanza pubblica. Ma i conti pesano. Anche perché non si è ancora sciolta la decisione nella maggioranza su un nuovo scostamento. A Via XX Settembre il tema, escluso inizialmente, ha ormai decisamente preso piede, ma ancora si discute sui tempi: in particolare i Cinque Stelle lo chiedono subito, mentre il ministro dell'Economia Gualtieri vorrebbe invece collocarlo più avanti, all'inizio del prossimo anno. Ora la priorità è tagliare il più possibile i tempi per i nuovi rimborsi, spiegano dal ministero dell'Economia.
Il lavoro per il decreto Ristori-bis, che potrebbe arrivare in consiglio dei ministri tra giovedì e venerdì, si è concentrato su due obiettivi: ripescare una serie di categorie tralasciate dall'elenco dei codici Ateco allegato al primo decreto, ed estendere il meccanismo degli aiuti alle attività chiamate ad affrontare le nuove limitazioni.
La difficoltà principale è quella di adeguare l'impianto alle evoluzioni delle misure restrittive, che potrebbero cambiare di settimana in settimana tramite ordinanza del ministero della Salute. Per questa ragione il decreto dovrebbe costituire un fondo, con la dotazione massima definita ex ante, da cui poi il ministro dell'Economia potrebbe attingere con Dm.
Una volta costituito il fondo, quindi, dovrebbero essere ripescate categorie come i bus turistici, i tour operator e le agenzie di viaggio, gli ambulanti, gli atelier di abiti da cerimonia, i take away, i corsi di danza o i pirotecnici. Il fondo poi servirà agli indennizzi dei settori coinvolti dalle chiusure modulate a livello regionale. In tutti i casi i titolari di attività chiuse riceveranno entro la metà di dicembre un indennizzo doppio rispetto a quello del decreto Maggio se il loro fatturato è sotto i 5 milioni, altrimenti seguiranno il parametro del 10% della perdita di aprile.
Per i dipendenti di queste attività saranno sospesi gli obblighi contributivi, mentre ai titolari delle attività chiuse saranno estesi l'esenzione dal versamento della seconda rata dell'Imu in scadenza il 16 dicembre e, per chi lavora in affitto, il credito d'imposta sulle locazioni di esercizi commerciali (50% del canone d'affitto) e di affitti d'azienda (30%) per i mesi di ottobre, novembre e dicembre 2020.
Non solo. Al Mef si prova anche a ragionare per filiere, tenendo conto degli impatti "indiretti" che gli stop a una serie di esercizi commerciali producono sui loro fornitori. «La platea si potrebbe ulteriormente allargare - spiega infatti il sottosegretario all'Economia Alessio Villarosa (M5S) - abbracciando per esempio i grossisti che lavorano soprattutto con le forniture agli esercenti più colpiti come ristoranti e bar».
In gioco rientrerebbero quindi i produttori di vino e alcolici in genere, i forni del pane, i mercati all'ingrosso di frutta, verdura e pesce come il commercio all'ingrosso di carta, cartone e articoli di cartoleria.
Questa seconda mossa richiede però più risorse, e più tempo. Di conseguenza dovrebbe essere la legge di bilancio a occuparsene, all'interno del capitolo già previsto per l'edizione 2021 del «fondo Ristori» che nelle ipotesi iniziali doveva poggiare su 4 miliardi. Anche questi, inevitabilmente, ora in crescita.
Per non inchiodare tutti al parametro delle perdite di aprile, che già sta determinando più di un paradosso, un criterio nuovo per misurare il sostegno. «Il riferimento - spiega ancora Villarosa - sarà più ampio, e potrebbe per esempio essere parametrato a una perdita di fatturato semestrale». Ma molto dipenderà dalle risorse davvero a disposizione.
Fonte = IL SOLE 24 ORE 04/11/20