Regno Unito "outsider": già 26 miliardi di sterline in fumo
Una perdita secca di 26 miliardi di sterline negli ultimi vent'anni. Tutto per non aver mai voluto aderire all'area di libera circolazione delle persone del trattato di Schengen. Per avere un'idea di quelle che saranno le difficoltà che si troverà ad affrontare la Gran Bretagna dopo la Brexit, non è necessario aspettare i prossimi anni.
A dirlo è uno studio condotto da Etoa - European Association of Tour Operators che ha calcolato come il Regno Unito – che non ha mai fatto parte dell'area Schengen dopo la sua entrata in vigore avvenuta nel 1995 – abbia in tutto questo tempo perso un bel po' di sterline nel continuare ad adottare una politica dei visti diversa da quella dell'Unione Europea.
Solo per fare un esempio, infatti, Paesi come Italia, Germania e Olanda hanno visto aumentare con percentuali a doppia cifra l'arrivo di turisti cinesi in tutti gli anni Duemila (l'unico momento di flessione è stato nel triennio 2007-9), tanto che nel 2014 la Francia ha visto arrivare circa 1,6 millioni di turisti cinesi, la Germania 1,1 millioni e l'Italia 2,3 millioni. E il Regno Unito? Sempre nello stesso anno, si è fermato a soli 185mila arrivi. Un fenomeno simile si è registrato anche con l'India, un Paese che pure ha visto i visitatori diretti in Gran Bretagna più che raddoppiare, ogni anno, dal lontano 1998. Niente, però, al confronto di quanto è successo nello stesso periodo in Belgio e in Svizzera, dove gli indiani arrivati sono aumentati, rispettivamente, di cinque volte e mezzo e di quattro.
«Prima dell'avvento di Schengen – sottolinea Karan Anand, chairman dell'Outbound Committee dell'associazione indiana dei t.o. – un cittadino indiano che avesse voluto visitare l'Europa avrebbe dovuto sottoporsi a infinite lugaggi burucratiche, anche sei mesi per avere il visto. Oggi, non è più così, e la domanda per visitare l'area Schengen cresce anno dopo anno del 25%».
E non è finita, perché anche dal punto di vista economico la partita è persa in partenza dal Regno Unito, il cui visto non solo è costituito da 12 pagine, ma costa ben 87 sterline contro i 60 euro del visto per Schengen. «Nonostante tutte le difficoltà del caso – aggiunge Tom Jenkins, ceo di Etoa – il visto comune è stato un grande successo per milioni di visitatori che sono venuti a scoprire l'Europa». Per i suddisti di Sua Maestà, invece, la perdita calcolata dall'associazione ammonta a circa 20 milioni di turisti e 26 miliardi di pound. - Fonte: L'Agenzia di Viaggi sito web