Promuovitalia: il giudice del lavoro dà ragione al CdA uscente e il presidente scrive a Renzi.
Una vicenda che dà ancora una volta ragione alle decisioni assunte dalla società, ma che è tuttavia costata il posto agli Amministratori di Promuovitalia, forse ritenuti nelle stanze del Ministero troppo scrupolosi e per questo dimissionati da Franceschini due mesi fa. Nella lettera del Presidente Jannotti Pecci, esponente di primissimo piano di Confindustria nazionale, emerge (almeno a parere di chi ha potuto vedere la bozza riservatissima del testo) una denuncia molto forte nei confronti di alcuni burocrati ministeriali, che nel migliore dei casi vengono dipinti come disattenti, pasticcioni o incapaci. Sarebbero stati i loro comportamenti ad impedire che, non solo, venisse fatta luce per tempo sulla mala gestio aziendale, ma che hanno condotto la società alla attuale situazione critica.
Le accuse del Presidente Jannotti Pecci coincidono con le opinioni espresse più volte da Matteo Renzi riguardo ai burosauri dell amministrazione pubblica, ritenuti i veri responsabili dello sfascio dell apparato statale. In particolare, la nota evidenzia il costante sforzo del vecchio CdA di Promuovitalia per ripristinare una gestione trasparente e corretta della società e per informare puntualmente il MiBACT dei problemi riscontrati, così come degli abusi che sarebbero stati commessi da alcuni funzionari pubblici, con l ex Direttore generale della società. Inascoltati e senza ricevere il sostegno atteso, gli Amministratori di Promuovitalia si erano persino rivolti alla Corte dei Conti che nel marzo scorso aveva imposto al MiBACT di rimuovere le situazioni di illegittimità emerse nei propri Uffici. Tali circostanze impedivano infatti il corretto controllo sulla società e potevano determinare problemi nell erogazione e rendicontazione dei fondi pubblici (come recentemente accertato anche dall UVER, la struttura statale che controlla l impiego delle risorse assegnate dai vari Ministeri).
Ma il MiBACT, prosegue la nota, ha temporeggiato sino a giugno, non effettuando nel frattempo alcuna seria verifica sui fatti denunciati dall azienda e consentendo così che proseguissero i comportamenti non conformi degli uffici del dicastero. Questa situazione avrebbe portato anche al blocco di oltre 150 milioni di euro, destinati ad interventi di sostegno del settore del turismo, molto attesi dagli operatori. Ancora oggi, i problemi non sembrano affatto risolti, perchè risulta che responsabilità gestionali di risorse e programmi comunitari siano ricoperte da dirigenti in possesso di mero incarico di studio e ricerca e, quindi, in difformità dal contratto di lavoro e dalle prescrizioni della Corte dei Conti. Anche a questo proposito, ma non solo, potrebbero esserci all orizzonte alcuni contenziosi amministrativi.
Tornando alle vicende di Promuovitalia, tra quelle più rilevanti addebitabili alla burocrazia ministeriale, vi sarebbero ritardati pagamenti (solo negligenza ?), manovre per revocare commesse già assegnate e mancati affidamenti di nuove attività, nonostante gli impegni formali assunti dall Amministrazione. Tutto ciò nel tentativo di estromettere il CdA, ma al contempo provocando il tracollo della società. Non solo: approfittando della situazion creatasi, sembra si cercasse di affidare ad altri il lavoro sottratto a Promuovitalia, con l intento di utilizzare alla spicciolata e scorrettamente dipendenti ed ex dipendenti della stessa società. Per questo, prima di lasciare anticipatamente l incarico, il vecchio CdA si è premurato di notificare ad alcuni funzionari pubblici le puntuali richieste di refusione dei danni provocati all azienda, valutabili in svariate centinaia di migliaia di euro. Gli atti formali, discretamente fatti recapitare alcune settimane fa all indirizzo di casa degli interessati, sono stati (almeno per il momento) l ultimo capitolo di una vicenda che tuttavia potrebbe vedere prossimamente delle iniziative da parte di Palazzo Chigi e dello stesso MiBACT. Un passo molto atteso, dopo le denunce del vecchio CdA di Promuovitalia e soprattutto a seguito dell ordinanza del Giudice del Lavoro di Roma, che ha ristabilito la verità dei fatti arrivando persino a condannare l ex manager della società alle spese legali. - Fonte: QuotidianoArte.it