Astoi Confindustria viaggi
La qualità alla guida del turismo
News Turismo
Più sicurezza negli aeroporti italiani: si va verso il "modello Tel Aviv"?

Più sicurezza negli aeroporti italiani: si va verso il "modello Tel Aviv"?

Aeroporti blindati? Filtri-sicurezza esterni alle aerostazioni? Tutti ne parlano ma nessuno lo conferma: in questi giorni è in atto un confronto tecnico tra l’autorità aeroportuale di Fiumicino, il ministero degli interni e l’Enac per valutare la fattibilità di un sistema di sicurezza che adotti il cosiddetto “modello Tel Aviv", ovvero il controllo di biglietti e bagagli nelle aree antistanti l’ingresso delle aerostazioni.

Dall’Enac giunge solo la conferma di colloqui avviati, così come da Fiumicino ci si limita ad ammettere che le autorità preposte ne stanno valutando l’operatività, ma si tratta di una decisione che spetta esclusivamente al ministero degli interni. E sulla fattibilità di questo modello israeliano che mira a monitorare prima dell'ingresso nelle aree aeroportuali, si interrogano anche gli operatori del settore turistico. Una simile procedura imporrebbe, infatti, ben altre tempistiche e uno smistamento logistico dei flussi di passeggeri. A Roma, con un movimento giornaliero di quasi 100mila passeggeri, è davvero fattibile un controllo ad personam fuori dalle aerostazioni?
 
E per Milano-Malpensa e Venezia, altri scali internazionali molto sensibili alla sicurezza per il transito di milioni di stranieri? Per molti osservatori ciò sarebbe possibile solo chiedendo ai passeggeri – come del resto avviene da anni a Tel Aviv – il sacrificio, per loro stessa tutela, di presentarsi in aeroporto almeno 3 se non addirittura 4 ore, prima della partenza del volo.

Allo scalo israeliano di Ben Gurion sono operativi ben 5 livelli di controllo-sicurezza: i primi due avvengono all’esterno dello scalo con personale addestrato e metal detector, mentre gli altri tre vengono effettuati all’interno dell’aerostazione, con una minuziosa ispezione a campione di bagagli e passeggeri. Dalle nostre parti i filtri sono decisamente meno invasivi e i tempi pre-imbarco meno estenuanti, anche se, ad esempio, per i voli verso gli States, a Fiumicino, tutte le compagnie aeree suggeriscono di presentarsi in aeroporto almeno tre ore prima. Ma estendere le procedure di controllo a tutti i voli imporrebbe ben altro approccio al problema dei controlli.
 
Uno scaglionamento orario dei flussi sarebbe l’unica modalità percorribile per non paralizzare l’operatività di uno scalo internazionale come Fiumicino. Rumors vicini al ministero degli Interni, danno per possibile una soluzione alternativa: adottare all’esterno dell’aerostazione dei controlli a campione per passeggeri e bagagli. Una misura dissuasiva ma non del tutto efficace. - di Andrea Lovelock - Fonte: L'AgenziaDiViaggi.it