Per la promozione del suo turismo, l'Italia spende molto più della Francia ma è al quinto posto nella graduatoria mondiale
Dopo un biennio di diminuzione, dal 2010 a oggi c'è stata dovunque crescita. Anche in Italia, soprattutto nelle quattro regioni privilegiate (Veneto, Lombardia, Toscana e Lazio), ma molto meno che nelle altre grandi nazioni. Nel complesso, da circa 10 anni il turismo italiano perde competitività a livello internazionale. Che cosa non ha funzionato? Due sono le cose più importanti per accrescere le visite dei turisti: promozione e marketing, una propaganda adeguata e delle strutture ricettive accoglienti. Quanto al primo punto, non è che l'Italia abbia speso poco per pubblicizzare il suo turismo. La Francia, prima in graduatoria, investe 27 milioni, l'Italia 35. C'è da supporre che il nostro budget non sia stato speso bene. Anche perché la modifica del titolo V della Costituzione, fatta dalle sinistre nel 2001, ha attribuito alle regioni la competenza esclusiva sul turismo. Non ci volle molto a capire che le cose non andavano bene. Tanto che già Piero Gnudi, ministro nel governo Monti, aveva proposto di potenziare il controllo dello Stato sul turismo. Non poche perplessità hanno suscitato le due nomine più alte dell'Ente nazionale per il Turismo: il commissario straordinario è un ingegnere nucleare e il direttore generale è un esperto di spettacolo, che intendeva mantenere la direzione del Teatro di Roma.
Del resto ogni divisione del potere decisionale implica difficoltà. Basterebbe pensare alle contese decennali sui bronzi dorati tra il comune di Pergola e la sovrintendenza di Ancona. Risolta grottescamente con la permanenza per sei mesi, in ciascuna delle due sedi, o degli originali o delle copie. Oppure agli atleti di Riace, richiesti per essere esposti all'Expo 2015 e per ora negati: per i visitatori un grande regalo, per il turismo italiano una pubblicità eccezionale. Fortunatamente il ministro Franceschini si sta impegnando per farli arrivare a Milano: ci auguriamo che sappia resistere ad argomenti speciosi, perché intellettualistici ed estetizzanti, come quelli espressi ieri su Repubblica da Salvatore Settis per negare il trasferimento. Se l'opera di promozione appare poco efficace, critiche ancora maggiori vengono fatte alle strutture di accoglienza. L'industria turistica ha bisogno di restauri e innovazioni ogni anno. Farlo da noi è reso difficile da una eccessiva e lenta burocrazia, come pure dalle troppe leggi, di difficile lettura e non di rado in contraddizione fra di loro.
L'organizzazione dei trasporti lascia molto a desiderare. Le ferrovie forniscono servizi costosi, ma anche scadenti. Gli aerei peggio ancora: lasciare migliaia di turisti privi della valigia non danneggia solo Alitalia, ma ancor più il paese. Il 98 % delle stazioni ferroviarie sono prive della custodia bagagli, gli altri paesi hanno dovunque innumerevoli box. La gestione dei grandi siti archeologici e artistici è spesso disastrosa, come insegna Pompei. Suscitano poi timori gli incendi frequenti delle foreste, in massima parte dolosi, nei mesi del turismo. Insopportabile, poi, l'aggressione da parte di quegli immigrati clandestini, che sono giustamente chiamati, senza alcun razzismo, «vu cumprà» (è loro questa espressione). Roma è la Mecca dei vu cumprà: in un solo giorno, nel rione Trastevere, ne sono stati contati 84. Dovunque sia, il turista è assediato e importunato dalle loro patacche: sulla spiaggia e a passeggio, fuori degli alberghi e dei ristoranti, ai giardini pubblici, alla biglietteria ferroviaria e davanti alle chiese. Troppo spesso, poi, viene derubato e scippato. E truffato da taxisti e ristoratori. Alcuni governi europei hanno messo in guardia i cittadini: «State attenti ai borseggi a Roma». Ma è la pura verità, conosciuta bene anche da chi una sola volta abbia viaggiato sul bus n. 64 (Termini-Vaticano). Non succede solo da noi, ma più da noi che altrove. Una microcriminalità di certo in crescita nel futuro. Viste le due leggi che sono state fatte: l'abolizione delle immigrazione clandestina e il decreto svuota-carceri. Nella sola giornata di Ferragosto la Polizia ha arrestato a Roma 32 borseggiatori. Il sindaco Marino, oramai considerato zavorra inutile anche dalla sinistra, si è arrabbiato. Avrebbe dovuto, invece di fare l'indiano, meditare sull'invito di Orazio: «la favola parla di te» ( de te fabula narratur) - Fonte: ItaliaOggi (di Gianfranco Morra)