Nel 2050 l Asia leader nel turismo
Non è un gioco di preveggenza, ma un nuovissimo studio dell'European Tourism Futures Institute dell'Università di Stenden, l'istituto specializzato nello sviluppo e pianificazione degli scenari futuri per il turismo. Da qui al 2050, la ricerca che sarà presentata il 5 novembre al Future Forum di Udine, prevede una crescita del turismo in Europa pari all'1,8% annuo, fino a giungere a circa 1 miliardo di arrivi nel 2050, con una quota di mercato, però, che si dimezza rispetto al 2010 passando dal 50% al 23 per cento. In termini di valore, la quota di mercato prevista è ancora più bassa: dal 44% al 17 per cento. Questo vuol dire che se oggi l'Europa è leader incontrastata nel turismo, saranno l'Asia e il Pacifico a prendere la leadership nel 2050.
Queste previsioni interessano da vicino il modo in cui le moderne industrie turistiche operano, ed evidenziano la necessità di un approccio più responsabile rispetto allo sviluppo sostenibile nel lungo periodo. Messi insieme, turismo e industrie creative (che spesso sono quelle che movimentano e orientano i flussi turistici) hanno un potenziale significativo per la crescita economica di un'area o di un Paese: nel mondo, il mercato di beni e servizi "creativi" è cresciuto dell'8,8% annualmente, dal 2002 al 2011, contribuendo in media in Europa del 4,5% al Pil e del 3,8% ai livelli occupazionali.
Ma chi viaggerà nei prossimi decenni? «L'unica certezza - risponde Albert Postma, docente e ricercatore dell'European Tourism Futures Institute - è legata al concetto di longevità: saranno soprattutto anziani (pensionati) che, con l'invecchiamento della popolazione mondiale, saranno uno dei gruppi demografici più popolosi nel 2050». Tuttavia, stando alle proiezioni relative alle riforme pensionistiche in atto, già nel 2030 molti pensionati di Paesi come Germania, Italia, Olanda, Francia e Inghilterra non avranno abbastanza risorse per viaggiare ai prezzi attuali.
Come viaggerà il turista del futuro? «Dipenderà molto dallo sviluppo tecnologico e dall'offerta che incontrerà nei luoghi in cui vorrà recarsi», precisa Postma. «Per questo, l'European Tourism Futures Institute propone di trovare un equilibrio fra gli interessi commerciali e un'ottica di lungo periodo legata alla sostenibilità. Un approccio al turismo legato a questi principi può diventare un vantaggio competitivo tale da modificare le previsioni in favore dell'Europa».
Lo sviluppo sostenibile è definibile secondo diverse declinazioni: in termini economici; in termini sociali e ambientali, insieme alle sue implicazioni sia a livello individuale, sia a livello delle organizzazioni (l'impresa), che a livello di società. Oltretutto, già oggi esistono diversi progetti che legano al turismo lo sviluppo sia delle infrastrutture sia dell'offerta culturale. «Il turismo sostenibile - dice il ricercatore ospite del Future Forum - necessariamente si focalizza su strategie di lungo termine».
Gli strumenti previsionali impiegati hanno permesso di sviluppare 4 possibili scenari per un turismo sostenibile nel 2040: «Tornare agli anni settanta» quindi un mondo che non cambia; «immobilizzati dalla paura» nel quale l'incertezza blocca ogni decisione di sviluppo , «gambe in spalla» per rincorrere gli altri e «unici al mondo» nel quale compiutamente vengono enfatizzate l'unicità del contesto europeo. In ognuno di questi scenari si muoveranno le aziende del futuro divise in 4 tipologie: i professionisti che puntano sulla qualità, professionalità ed efficienza; i pionieri che pongono al centro la competizione, una visione e il cambiamento; i grandi operatori che si orientano verso una crescita continua e stabile del loro business e i conservatori che invece hanno un atteggiamento più prudente e si concentrano sulla cura, la tradizione e la sicurezza. «Combinando le tipologie di imprese e i diversi scenari - spiega Postma - , si comprendono la complessità e le possibilità di sviluppo di un sistema che solo partendo ora può trovare un altro indirizzo e scongiurare il marginalismo a cui, per la prima volta nella storia della civiltà occidentale, è destinato».
Un altro indirizzo da ricercare è quello del legame con le industrie creative e culturali che sono in grado di dare nuova spinta al comparto turistico, grazie all'innovazione e a un nuovo approccio alle esperienze di visita e al marketing. «Legare turismo e creatività - sostiene l'analista Alain Dupeyras, responsabile dell'Unità Turismo dell'Ocse e a capo dell'attività della Commissione Turismo - porta con sé nuove occasioni. L'aumento della domanda turistica e lo sviluppo di nuovi mercati, ma anche la progettazione di nuovi prodotti di turismo creativo ed esperienziale, in grado di supportare nuovi approcci al marketing del turismo, più elevati livelli di innovazione e applicazione di nuove tecnologie. L'abbinata favorisce poi la qualità dei luoghi e delle atmosfere, l'attrattività e l'immagine delle destinazioni, oltre ad accrescere "infrastrutture dolci", network e distretti in cui la conoscenza e lo sviluppo di capacità siano al centro». - Fonte: Il Sole 24 Ore (di Silvia Bernardi)