Negli Stati Uniti la prima diminuzione degli arrivi dal 2009
Pubblicate le statistiche preliminari: l’Italia perde il milione e si attesta a 982mila ingressi nel 2016
L’ambizioso traguardo dei cento milioni di arrivi negli Usa entro il 2021 va rivisto. Come promesso dall’ufficio di statistiche americano a Ipw 2017, con luglio sono arrivati i dati preliminari degli ingressi negli Stati Uniti, che danno a 75 milioni 620mila836 gli arrivi totali, per una diminuzione del 2,4%.
Si nota nel primo trimestre la tenuta e poi la “caduta libera” degli ingressi con segni meno a due cifre da aprile 2016. In particolare l’Europa effettua 14 milioni 723mila581 arrivi per una defezione del 6,2%.
L’Italia raggiunge le 982mila841 unità, in difetto del 5,4% sul 2015, che aveva visto superare l’ambito milione. Meno peggio della Germania che crolla del 10,4%, a due milioni, e della Francia a 1,6 mln perdendo il 7%. In particolare, si osserva dalle statistiche relative al mercato di casa nostra, che a soffrire è soprattutto il turismo d’affari per il 12% di perdite. La divisione tra business travel e leisure è data dal 17,5% di viaggiatori con motivazione di lavoro e il resto per turismo.
Le tigri asiatiche
Volano le “tigri asiatiche”, con la Cina che sfiora i tre milioni per un incremento del 14,7% (cresceva del 24% negli Anni Duemila, ndr), perde il Giappone a 3,5 milioni (-4,8%) e l’India continua a crescere del 4% con 1,1 milioni di ingressi. Il gigante cinese porta 95 milioni di dollari al giorno nelle casse americane attraverso i viaggi.
La previsione del novembre 2016 è, dunque, disattesa: a quell’epoca gli States si aspettavano di lasciare indietro meno dell’1% di visitatori complessivi, comparandosi con un anno record come il 2015 che accolse 77,5 milioni di persone, le quali avevano trascorso almeno una notte nel Paese (le statistiche non contano i passaggi transfrontalieri). Quello del 2016 è il primo declino dal 2009 degli arrivi complessivi. p.ba. – Fonte: GuidaViaggi.it