Meridiana, il futuro è low cost
Il nuovo amministratore delegato Richard Creagh lo fa capire con chiarezza quando prende Ryanair e EasyJet come esempi da seguire per salvare l'azienda: «Queste due compagnie stanno assumendo una posizione dominante nel mercato aereo italiano - scrive l'ad irlandese in una lettera inviata ai dipendenti in rivolta - Io conosco molto bene l'attenzione di Ryanair verso i costi. E noi dobbiamo avere la stessa capacità e la stessa aggressività mercato. Noi non non sopravviveremo, a meno che non ridurremo i costi e aumenteremo la produttività. Non c'è spazio nel settore per le compagnie aeree con i costi a questo livello. Il mio progetto è quello di sviluppare Meridiana come compagnia aerea dinamica, produttiva e competitiva capace di affrontare le forti low cost».
Nella sua paginetta inviata alle Rsa, l'amministratore delegato della compagnia dell'Aga Khan immagina la nuova Meridiana e tenta di ricucire il rapporto con i dipendenti. Lo stratto sembra insanabile: in ballo ci sono sempre 1634 licenziamenti e gli incontri preliminari tra azienda e sindacati non sono bastati a trovare alcun accordo. Ora la trattativa si sposta di nuovo a Roma e per questo Richard Creagh tenta di seminare un po' di pace. E annuncia: «Con un accordo sarà possibile salvare molti posti di lavoro». L'appello è per fermare la lotta dei lavoratori e siglare un accordo sugli esuberi: «È grave che non abbiamo ancora raggiunto un accordo sul piano di ristrutturazione. Questo danneggia le prospettive per il futuro. Con un'intesa siamo in grado di salvare la compagnia e molti posti di lavoro. Ma non tutti. Questo è triste e molto frustrante. Non c'è alternativa».
Ma i rappresentanti dei lavoratori ribadiscono le loro condizioni per riaprire le trattative: «Prima di tutto sospendere la procedura di mobilità già aperta, anche alla luce dell'inchiesta per truffa ai danni dello Stato avviata dalla Procura di Tempio. Per la prima volta l'azienda parla di futuro immaginando di trasformare Meridiana in una low cost: se questa è l'idea ci sarà da cambiare completamente il modello industriale. Non solo per il personale, ma anche per il management». - Fonte: La Stampa (di Nicola Pinna)