Ma i turisti non si fanno spaventare boom di prenotazioni per quest'estate
Il caso. Fino a oggi, nei sei anni della crisi, il mare ha tenuto a galla la Grecia. Non è una battuta di stagione. Le spiagge delle Cicladi, del Dodecaneso e di Creta, il Partenone e la città vecchia di Rodi, i monaci delle Meteore e perfino le rocce e i pini dell'Olimpo hanno contribuito all'economia ellenica molto più dei politici e dei funzionari di Atene, Bruxelles e Berlino.
In questi anni i manager della Tui, il più grande tour-operator tedesco (un gigante da 30 milioni di clienti ogni anno), con i loro charter per le isole dell'Egeo, sono serviti alla Grecia più di Angela Merkel, di Christine Lagarde, di Wolfgang Schäuble e perfino dell'ottimo Mario Draghi. E molto, molto di più dei premier di Atene da Samaras a Alexis Tsipras. Per capirlo basta uno sguardo alle cifre.
La crisi ellenica inizia nel novembre 2009, quando il premier Papandreou confessa che a permettere. l'ingresso del Paese nell'euro sono stati i dati fasulli forniti dai precedenti governi. Nella primavera del 2010 i bond greci diventano "junk", spazzatura. Nell'estate nasce ufficialmente la Troika, e Atene riceve i primi 110 miliardi di prestiti. Nello stesso 2010 visitano la Grecia 15 milioni di turisti, quasi una volta e mezzo la popolazione residente. Seguono altri prestiti, discussioni infinite a Bruxelles e nelle altre capitali d'Europa, e ad Atene cambi di governo ed elezioni. Nel 2014, il quinto anno della crisi, i turisti che visitano l'Ellade sono diventati 22 milioni, il doppio della popolazione greca. È un business che porta ricchezza a categorie molto diverse tra loro. Volano pieni gli aerei della Olympic (statale) e della Aegean (privata), oltre a quelli delle compagnie straniere, low-cost o meno che siano. Viaggiano a pieno carico gli aliscafi e i traghetti, quasi sempre privati e tutti di compagnie con sede al Pireo.
Tutto Esaurito. Non hanno una camera libera per mesi, nell'estate 2014, gli alberghi del turismo di massa sulle spiagge di Creta e di Rodi, ma anche gli hotel di charme da 200 euro a notte di Santorini e di Aegina. Poi ci sono i ristoranti e i caffè, gli autonoleggi e gli stabilimenti balneari, le discoteche e i negozi di souvenir. Nelle isole, dove parte del cibo è a chilometri zero, un po' del ricavato arriva alle famiglie contadine. Fino a oggi, anche se il confronto tra il governo di Atene, l'Ue e il Fmi è diventato ogni giorno più aspro, i dati delle prenotazioni fanno pensare a un 2015 trionfale. Il mare greco è limpido, la cucina è buona, di cultura ce n'è tanta, i prezzi sono quasi sempre ragionevoli.
Fa male dirlo, ma sappiamo che è così. Gli attentati in Tunisia e l'insicurezza dell'Egitto spingono milioni di europei in cerca di sole e di mare verso la Grecia, la Spagna e l'Italia. Riusciranno la paura del default, gli scontri di piazza Syntagma, le code davanti ai bancomat ad affossare la gallina dalle uova d'oro? Da un lato Elena Kountoura, vice-ministro del Turismo, e Kiriaki Boulasidiou, direttore per l'Italia dell'Ente Ellenico per il Turismo, spiegano che «la Grecia è sempre accogliente», «le scorte di carburante bastano» e «con bancomat e carte di credito stranieri si può prelevare quel che si vuole». Dall'altro, in televisione e sulla stampa, si moltiplicano gli inviti alla prudenza. Come tornare a casa se i traghetti (più difficile) o gli aerei non possono fare il pieno? Come si paga il soggiorno se le carte di credito non sono più accettate? Come evitare le manifestazioni di piazza? L'unico consiglio sensato, per ora, è di evitare il panico e non prendere decisioni affrettate. Un po' di contante in più nel portafogli è utile, ma occhio agli scippatori, soprattutto al Pireo. E gli scontri? Avvengono a piazza Syntagma, davanti al Parlamento, dove ad agosto si sviene dal caldo. Mille volte meglio una spiaggia. Di S.A. - Fonte: Il Messaggero