Luxor è rimasta senza turisti
Così quella che un tempo era una meta sovraffollata, adesso è diventata un deserto. I turisti sono purtroppo una rarità e questo non fa che sprofondare la popolazione nella povertà. Nel 2010 il turismo rappresentava l'11% del pil, dando lavoro a più di 3 milioni di persone. L'obiettivo per il 2020 era raggiungere i 17 milioni di visitatori. Inutile dire che questo traguardo si è trasformato in un sogno a occhi aperti.
Se non ce ne fosse stato bisogno, l'attentato di domenica scorsa contro un bus turistico nel Sinai ha peggiorato ulteriormente le cose. Gli estremisti hanno intimato ai viaggiatori di starsene lontani: un annuncio che le autorità egiziane hanno preso sul serio. Il colpo di stato avvenuto l'estate scorsa e le relative violenze hanno segnato un punto di non ritorno: gran parte delle nazioni europee ha formalmente sconsigliato i viaggi in Egitto. Così nel 2013 i ricavi provenienti dal settore sono crollati del 41% rispetto all'anno precedente a circa 4,4 miliardi di euro. La situazione è particolarmente delicata a Luxor, dove vivono 500 mila persone: quasi tutte le famiglie, in un modo o nell'altro, traevano vantaggio dal turismo.
In tale contesto spiccano le vicende riguardanti il villaggio di Al-Gourna, situato su un'ampia necropoli. I piani delle autorità pubbliche prevedevano di creare un grande museo a cielo aperto, realizzando nuove infrastrutture e servizi di accoglienza. Era previsto il trasloco degli abitanti, garantendo loro quel minimo di comodità, a cominciare dall'acqua corrente, assente sulle montagne. La maggior parte dei residenti, in effetti, ha accettato il contributo pubblico: un'abitazione singola di 60 metri quadrati e la possibilità di acquistarne una più grande a metà prezzo rispetto ai valori di mercato. È nata così New Gourna, che, a dispetto delle previsioni, ha rappresentato per molti una delusione. Alcuni residenti spiegano che i muri delle case sono pieni di crepe e sottili come carta di sigaretta, l'aria non circola e d'estate si soffoca per il caldo.
Ad Al-Gourna il turismo era appannaggio di poche famiglie, proprietarie di piccoli hotel, ma il fatto di abitare sul circuito dei tour operator permetteva anche ai più deboli di tirare avanti. Oggi molti di loro si sono spostati diversi chilometri più in là: se anche non si fosse verificato il crollo dei visitatori, in queste condizioni parecchie famiglie sarebbero rimaste tagliate fuori e sarebbero comunque sprofondate nella povertà. Adesso quella del turismo è diventata poco più che una scommessa. Far ritornare i viaggiatori internazionali non è certo una questione di prezzo: bisogna convincerli che non rischiano la vita in Egitto. Ma è un'impresa talvolta ardua. Se a tale contesto si aggiungono gli effetti della crisi economica, è davvero difficile sperare, almeno a breve e medio termine, in una possibilità di riscatto per la terra dei faraoni. - Fonte: ItaliaOggi (di Ettore Bianchi)