L ottimismo su Alitalia-Etihad - Annuncio Lupi: firma l'8 agosto
Sotto traccia va ricordato che restano alcune questioni irrisolte alle quali dare soluzione nei prossimi giorni. Tornando alla cronaca dell'ultimo capitolo del lungo negoziato per evitare il fallimento, il primo passo nella direzione giusta è quello mosso in mattinata dal consiglio di amministrazione dell'ex compagnia di bandiera.
Una riunione convocata a tamburo battente, per soddisfare la richiesta di Etihad di dotare Alitalia della liquidità sufficiente a garantirle la sopravvivenza fino al closing dell'operazione.
Così ieri i soci di Cai, la holding a cui fa capo la compagnia, hanno dato il via libera all'aumento di capitale da 50 milioni (che si aggiungono ai 250 milioni della settimana scorsa) per sottoporlo alla delibera dell'assemblea convocata per l'8 agosto. Nello stesso giorno è attesa la firma dell'intesa con James Hogan, numero uno di Etihad. «L'accordo verrà siglato formalmente è sarà l'8 agosto» ha confermato ieri il ministro dei Trasporti,
Maurizio Lupi. Al termine del consiglio, Del Torchio ha fatto sapere di avere ricevuto proprio da Hogan la risposta alla lettera con i chiarimenti di Alitalia spedita due giorni fa. «L'ho vista ed è molto positiva». Nel dettaglio, il tono della lettera è conciliante, fermo restando la perplessità da parte degli emiratini sulla liquidità e la società cuscinetto dove investirà Poste Italiane. Hogan, nel suo cauto ottimismo, scrive che intende venire in Italia nei prossimi giorni.
L'inizio della settimana ventura sarà, del resto, cruciale per definire gli aspetti che hanno generato durissime frizioni tra i soci della vecchia Alitalia. La voragine dei conti (perdite a quota 569 milioni) ha imposto la necessità di farsi carico dei debiti pregressi e dei contenziosi (con Carlo Toto e Wind Jet), in caso diverso Etihad non avrebbe trattato alcunché, sebbene abbia acconsentito che una cinquantina di milioni, dei 560 complessivi che investirà, vengano appostati nel conto economico di questo esercizio per garantire ulteriore ossigeno.
Tra i vecchi azionisti resta il punto che Poste, a differenza degli altri, investirà 70 milioni in una società distinta dalla vecchia Alitalia imbottita di debiti. Si tratta della cosiddetta mid- company , un veicolo a metà strada tra la vecchia e la nuova compagnia targata Etihad. Oltre alla disparità di trattamento agli occhi di azionisti, costretti a esborsi consistenti come Unicredit (85 milioni), Intesa Sanpaolo (57 milioni), Atlantia (57 milioni) e Roberto Colaninno e altri azionisti (in tutto circa 25 milioni), questa soluzione genera problemi di natura fiscale e legale tuttora irrisolti. La vigilia della firma servirà a individuare una soluzione. In caso contrario, una fonte vicina al dossier indica che l'accordo con Etihad sarà comunque firmato, salvo stabilire con esattezza che il problema dovrà essere risolto nei mesi dopo il closing . L'ad al termine del consiglio ha ripetuto che la midcompany «non è un tema che riguarda la compagnia ma è un tema dei soci».
Sicuro è che qualche nervosismo resta. Ieri Atlantia (Benetton) comunicando i dati del primo semestre ha indicato 45 milioni di svalutazioni in Alitalia. Tra i vecchi azionisti una delle certezze è l'accordo waterfall, cioè la priorità nel rimborso in caso di vendita. Unicredit vanta crediti su operazioni di factoring in virtù dei quali ha ottenuto che il suo intervento sia calcolato alla stregua dell'equity commitment degli altri soci - di Andrea Ducci - Fonte: Corriere della Sera