Lo spot fantasma del turismo italiano. Un anno e mezzo per scattare 7 foto
Non l'ha vista nessuno, o quasi. Perché i soldi per comprare spazi pubblicitari all'estero non ci sono. Per raccontare questo pasticcio bisogna tornare a un anno e mezzo fa, dicembre 2012, quando l'Enit annunciò l'iniziativa che prometteva di «rilanciare in grande stile il turismo italiano». La strategia adottata era di inondare tv, radio, cartelloni stradali e web di otto Paesi (Germania, Austria, Repubblica Ceca, Polonia, Francia, Scandinavia, Regno Unito e Russia) con le foto, la cui realizzazione è stata affidata all'agenzia Pomilio Blumm.
Per scattarle, quelle immagini,e organizzare la campagna ci sono voluti diversi mesi. Con qualche fuori programma: in origine erano otto poi sono diventate sette quando una delle persone ritratte, un consigliere del sottosegretario allo Sviluppo Economico, ne ha chiesto il ritiro perché compariva davanti a un trullo in compagnia della moglie, dalla quale però nel frattempo si era separato. Si arriva al 14 marzo di quest'anno. Il direttore generale di Enit, Andrea Babbi (la sua nomina è finita in un'inchiesta della Corte dei Conti, ancora in corso), durante la conferenza stampa di presentazione, dichiara: «Abbiamo scelto un format unificato, daremo all'estero un'immagine unitaria dell'Italia». E però i 4,7 milioni di euro che servivano per comprare gli spazi in mezza Europa, in cassa, non c'erano. «Non abbiamo i soldi nel bilancio», è l'amara spiegazione degli uffici tecnici.
Non parte niente a marzo, si muove qualcosa ad aprile. L'Enit, che riceve ogni anno 20 milioni di euro di fondi pubblici spendendone 18 in stipendi, indennità di missione e sedi estere (quelle di Londra e New York da sole costano quasi mezzo milione di euro in affitti all'anno), riesce a racimolare circa un milione dei cinque necessari, spalmandolo a pioggia su Berlino, Parigi, Londra e Mosca. Qualche cartellone in strada, qualche passaggio in tv e poco altro. «Fatta così l'iniziativa è del tutto inutile - spiega una fonte interna dell'Ente- oltretutto siamo in ritardo, ormai la stagione turistica è iniziata». In Austria, Repubblica Ceca, Polonia, Scandinavia, nonostante le promesse, non è arrivato niente. E anche questo, in effetti,è "made in Italy". - Fonte: La Repubblica