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«Nomina del dg, è abuso d ufficio». Indagati presidente e Cda dell Enit

«Nomina del dg, è abuso d ufficio». Indagati presidente e Cda dell Enit

18 Settembre 2014

Ma la chiamata di Babbi, come sostenuto anche dal pm della Corte dei Conti Paolo Crea sarebbe avvenuta in violazione della spending review del governo Monti e con un aggravio evidente sui costi di un ente già nella bufera per i suoi sprechi (e commissariato a maggio dal governo Renzi). Babbi a sua volta avrebbe omesso di dichiarare precedenti cariche in conflitto col ruolo che andava ad assumere: «È un incarico che mi è stato assegnato in mia assenza e nella vicenda sono solo soggetto passivo - dice Babbi -. Ho aspettato quattro mesi per entrare in carica, affinché la nomina fosse vagliata e approvata dai legali del ministero. Mi sono ridotto lo stipendio da 178 a 150 mila euro annui, ho rinunciato agli incarichi in conflitto e il ministro Franceschini, come quelli che lo hanno preceduto, hanno in mano le mie dimissioni in bianco dal primo giorno del loro insediamento come atto di onestà».

Tra gli altri, Babbi è amministratore delegato di Iscom (25mila euro lordi annui), società di consulenza che ha tra i suoi clienti anche il ministero per le Attività Produttive e le Regioni Emilia-Romagna, Puglia, Sardegna, Lombardia e Sicilia. Oltre alla nomina in sé, irregolarità sarebbero state accertate anche nella procedura per portala a termine. Nella prima delle sue due perquisizioni in via Marghera, sede dell'agenzia, il Nucleo tributario della Finanza ha acquisito anche il verbale del Cda in cui Celli annuncia la nomina «dopo aver vagliato i curricula dei candidati». Circostanza che sarebbe in realtà falsa.

E c'è di più. Fuori dagli atti di questa inchiesta c'è l'inclusione di Promuovitalia, altro carrozzone di promozione turistica ora in mano a un liquidatore, all'Enit. Oltre a un consistente aggravio dei conti per l'agenzia che ha già suoi enormi problemi a rientrare nei costi dopo anni di sprechi, porta con sé anche un fardello di inchieste penali e amministrative potenzialmente dirompenti. Manager che avrebbero taroccato le proprie buste paga, procedure irregolari sui tfr, accesso abusivo al sistema informatico aziendale nel tentativo di cancellare dati scottanti. - Fonte: Corriere della Sera ed. Roma (di Fulvio Fiano)