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L'industria del turismo verso l'età dell'oro Europa sul podio Italia nella top ten

L'industria del turismo verso l'età dell'oro Europa sul podio Italia nella top ten

L'Italia torna potenza nell'industria turistica mondiale. Il nostro Paese è balzato, infatti, all'ottavo posto nel "The travel & tourism competitiveness report 2015", il Rapporto biennale sulla competitività dell'industria dei viaggi e del turismo redatto dal World economic forum.
 
Lo stesso pensatoio, per intendersi, che organizza l'appuntamento annuale a Davos (dove si riunisce il gotha della finanza, dell'economia e della politica internazionale) e sforna il Rapporto sulla competitività nel mondo. L'Italia era 26esima appena due anni fa, nel 2013. La classifica globale per competitività turistica è guidata dalla Spagna. Nella top ten, dopo Madrid si posizionano Francia, Germania, Stati Uniti d'America, Regno Unito, Svizzera, Australia, Italia, Giappone e Canada. La seconda decina della graduatoria è aperta da Singapore, davanti ad Austria, Hong Kong, Olanda, Portogallo, Nuova Zelanda, Cina, Islanda, Irlanda e Norvegia.
 
L'indagine mette in fila, complessivamente, 141 Paesi valutati sulla scorta di 14 indicatori: facilità nel "fare impresa", sicurezza, salute e igiene, risorse umane e mercato del lavoro, Ict, priorità politica nello sviluppo dell'industria di viaggi & turismo, apertura internazionale, prezzi, sostenibilità ambientale, infrastrutture aeroportuali, infrastrutture terrestri e portuali, infrastrutture al servizio del turismo, risorse naturali, risorse culturali.
 
Tra le maggiori economie del mondo, fuori dalle prime 20 posizioni, il Brasile è 28esimo, la Turchia 44esima, la Russia 45esima, l'India 52esima. Nell'area Medio Oriente - Nord Africa si piazzano meglio di tutti gli Emirati Arabi Uniti (in 24esima posizione), seguiti da Qatar (43esimo) e Bahrein (60esimo). Fanalino di coda del ranking globale è il Ciad, due anni fa era Haiti, con al terzultimo posto la ricca (di petrolio e di altre materie prime) Angola.
 
L'Europa, quindi, domina saldamente la top ten del Rapporto, con sei Paesi nei primi 10 posti. E se lo scettro ha mutato testa, è rimasto in famiglia, passando dalla Svizzera alla Spagna. Una leadership continentale merito, secondo i curatori del Rapporto, dell'eccellente combinato disposto di infrastrutture, condizioni igienicosanitarie, apertura alle merci e alle persone, frutto, quest'ultima, anche dell'Accordo di Schengen. Ma non è detto, avvertono, che i Paesi europei non possano fare di meglio, sfruttando in maniera più appropriata i beni culturali, attrezzando l'industria a rispondere alle esigenze dei viaggiatori provenienti dai Paesi di nuova ricchezza, rimuovendo gli ostacoli posti dalla burocrazia allo sviluppo delle attività economiche. Perfino un Paese a economia matura, come l'Italia, è riuscito a bruciare le tappe lungo la strada della competitività. E ancora, stimano i curatori del Rapporto, può migliorare la sua posizione, disponendo di potenzialità in grado di sviluppare ulteriormente l'industria dei viaggi e del turismo. Sono proprio gli attuali punti di debolezza (difficoltà nel "fare impresa" e prezzi elevati) a offrire al nostro Paese i margini di crescita più ampi. Nella facilità di "fare impresa", l'Italia è solo 127esima, appena meglio di Paesi semi-falliti, come lo Yemen, dello Zimbabwe e del Venezuela, ultimo in graduatoria.
 
Tirata a picco, addirittura al 140esimo posto della classifica, soprattutto dal livello della tassazione sugli investimenti e sul lavoro. Va poco meglio per l'impatto dei contributi e del costo del lavoro (138esima) e per le regole che frenano gli investimenti diretti dall'estero (135esima). Pessima aria tira anche sul fronte dei prezzi. Più cari dell'Italia (133esima in graduatoria) soltanto alcuni Paesi scandinavi (Svezia, Danimarca, Norvegia), Israele, Australia, Francia, Regno Unito e Svizzera, dopo la rivalutazione del franco diventata la meno economica destinazione del pianeta. Il "caro prezzi" italiano è determinato soprattutto dall'elevato costo dell'energia, un indicatore dove il nostro Paese si situa addirittura al 137esimo posto nel ranking globale.
 
Le potenzialità del nostro Paese sono evidenziate anche da altri due indicatori: la quota di viaggi & turismo sul Pil e sull'occupazione veleggia intorno alla metà della media mondiale. Numerose, viceversa, sono le eccellenze italiane, alcune scontate, altre meno. Il nostro Paese è primo al mondo nell'accesso ai servizi sanitari e all'acqua potabile; nella copertura della telefonia mobile; nel numero di accordi commerciali internazionali operativi; nella presenza di servizi di autonoleggio; nel numero di siti culturali. Secondo nella domanda di turismo ecologico; quinto per compagnie aeree in attività; sesto per congressi internazionali e per domanda di turismo culturale; decimo per trattamento di acque reflue. In soli due anni, secondo il Wef, la cornice del settore è cambiata in maniera molto profonda. In aggiunta alla crisi economica, nel mondo stanno crescendo le tensioni geopolitiche, i rischi terroristici, i timori per pandemie globali. Eppure, l'industria dei viaggi e del turismo mostra numeri da fare invidia.
 
I viaggiatori sono aumentati di 51 milioni, toccando - secondo i dati dell'Agenzia del turismo delle Nazioni unite - il record di un miliardo e 14 milioni di persone ad aver varcato in un anno i confini nazionali per vacanza o per affari. Il settore vale il 9,5 per cento del prodotto interno lordo mondiale e garantisce 226 milioni di posti di lavoro, cresciuti del 4 per cento in 12 mesi, vale a dire un occupato ogni 11. Con previsioni ancora più rosee, tali da condurre il comparto, nel giro di pochi anni, a rappresentare un decimo della produzione globale di beni e servizi e un decimo dell'occupazione mondiale. Di V. deC. - Fonte: La Repubblica