Le nuove forme della neve
L'estate è stata difficile, soprattutto in quota. La congiuntura economica e un meteo maledetto hanno causato un forte calo di presenze e di fatturato lungo tutto l'arco alpino, non compensato neanche dall'aumento di turisti stranieri. Eppure, anche se perdura il timore per l'incognita meteo/neve e per il protrarsi della crisi, gli operatori della montagna guardano all'inverno con moderata fiducia. Solo il 14% delle località alpine - secondo l'indagine dell'osservatorio Skipass Panorama Turismo di JFC - ha avuto il coraggio e la disponibilità economica di investire in servizi e infrastrutture: ma, nonostante l'equilibrio instabile, dal Piemonte alle Dolomiti c'è voglia di neve e di riscatto per un settore che nel suo complesso fattura quasi 10 miliardi di euro l'anno, l'11,3% del mercato turistico nazionale.
Gli indicatori della vigilia indicano un ottimistico incremento del 3-4% di presenze sopra i 1000 metri. E ciò per due ragioni principali. La prima: il progressivo aumento di turisti dall'estero (gli stranieri hanno ormai superato gli italiani sulle nostre Alpi), ma soprattutto le molte, moltissime offerte promozionali sfornate nei periodi di bassa stagione: skipass gratuiti, sconti e agevolazioni per famiglie, pacchetti speciali in occasioni di eventi, corsi di sci a prezzo di saldo. Anche le prenotazioni delle vacanze, in tempi di cinghie tirate, sono diventate più mordi e fuggi: da «last-minute» si sono fatte via via sempre più «last-second», sotto data, per arrivare ad essere addirittura «day-time», cioè effettuate online nello stesso giorno di arrivo. Si dà un occhio alle previsioni meteo (giovedì mattina alla fiera Skipass si terrà un convegno proprio su questo tema) e si prenota per una notte, massimo due. Ecco spiegata, in previsione, la maggior incidenza dei weekend sulla neve (+5,7%) rispetto alle classiche settimane bianche.
Anche la figura del turista bianco, coi tempi, si sta lentamente evolvendo. A fronte di uno zoccolo duro di sciatori agonisti per cui in montagna non esiste nulla all'infuori dello sci, sta emergendo un nuovo identikit di cliente molto più «slow». Talmente slow che a volte non scia neppure. L'osservatorio di Skipass l'ha ribattezzato «snow lover no skier», ovvero il turista gaudente che vuole vivere la neve in tranquillità, come pura emozione, senza doversi mettere sci e scarponi ai piedi. Per dirla come il «cumenda» in «Vacanze di Natale» di Vanzina: «Sole, whisky e sei in pole position». Molto cinepanettone Anni Ottanta, insomma: anziché sulle piste dall'alba al tramonto, pranzi in rifugio, shopping, placidi pomeriggi alla spa, aperitivi con gli amici e serate in baita col gatto delle nevi. In centri alla moda, certo, ma anche nelle piccole località di valle: in grande ascesa perché caratterizzate da un miglior rapporto qualità-prezzo e da un'atmosfera più autentica.
Questa nuova fetta di clientela quantificata secondo le previsioni in quasi 800 mila persone - porterebbe al comparto una linfa di quasi 270 milioni di euro: manna per un settore da sempre sbilanciato sul turismo dello sci. Ma anche qui, complice il costante aumento del prezzo degli skipass (+40/50% negli ultimi dieci anni), lo scenario sta cambiando rapidamente: cala lo snowboard, crescono lo sci di fondo, le ciaspole, lo scialpinismo e in generale tutte le attività gratuite a contatto con la natura. Esplodono in particolare freeride e freestyle praticati lontani dalle piste e nei park. All'estero sono queste le discipline che trainano il mercato, in Italia il freeski rappresenta ancora una nicchia. Ma è proprio sulla sua tribù alternativa e variopinta che le aziende di settore stanno puntando per arginare l'emorragia di fatturato dell'ultimo decennio. E ora anche sulle nostre Alpi inizia a fare la comparsa qualche pista «alla francese», ovvero con neve morbida e non battuta. L'ideale da affrontare con gli sci larghi in tutta libertà. - Fonte: La Stampa (di Max Cassani)