L'Avana a «caccia di affari»: Pmi italiane in pole position
Impossibile, per ora, prevedere l'esito anche se ieri Raul Castro ha ribadito che «Cuba resterà comunista». Qualunque sia, nella piccola Perestrojka cubana ci sarà spazio per le imprese italiane, soprattutto le piccole e medie. Turismo, telecomunicazioni, edilizia sono i settori che vanno ammodernati o che addirittura necessitano di una sostanziale rifondazione. La telefonia, fissa e mobile, funziona discretamente solo all'Avana e a Santiago, per il resto è carente. Mentre internet è inaccessibile, a tutti, turisti esclusi. Un'ora di navigazione costa 6 dollari, la metà di uno stipendio mensile di un impiegato. Le postazioni web sono localizzate nei grandi alberghi e in qualche locutorio, centri telefonici.
Il turismo è un settore su cui il governo cubano ha puntato da tempo. Più di due milioni di turisti sbarcano ogni anno sulle spiagge cubane: dall'Italia, dalla Spagna, dalla Francia, dalla Germania e dal Canada. Le strutture alberghiere per i clienti più ricchi sono di buona qualità, la formula è sempre la stessa: imprese miste Cuba-Canada, Cuba-Cina, Cuba-Spagna. Sono complessi in funzione da oltre vent'anni che hanno dato un po' di liquidità alle casse esangui delle Stato ma non hanno mai davvero contribuito ad aumentare il tenore di vita dei cubani.
«Il perché è semplice - spiega al Sole 24 Ore un economista cubano che chiede l'anonimato - e osservabile a occhio nudo: i complessi alberghieri di Cuba, equivalgono in termini simbolici, a delle cattedrali nel deserto. Magari ben posizionati, vicino a una spiaggia magnifica o in un'isoletta incantevole. Ma i proventi del turismo restano vincolati all'apparato statale, si disperdono nei rivoli delle concessioni, delle licenze, dei permessi. In un circuito ristretto». In altre parole, affinché i cubani beneficino delle aperture politiche, di un maggior flusso di turisti, si dovrebbero moltiplicare i cuentapropistas, i lavoratori autonomi, in ambito turistico. E replicare quel modello di turismo diffuso che noi conosciamo in Liguria, Emilia-Romagna e Toscana. Certo, con la tutela del paesaggio, evitando l'effetto Costa del Sol, che alla lunga ha reso poco attraenti luoghi magici.
Aldo Galvagno è un imprenditore turistico italiano, ideatore del portale SìporCuba.it, lancia avvertimenti chiari: «L'isola è meravigliosa ma il 90% degli imprenditori italiani che ho conosciuti ha rinunciato all'idea. Troppa burocrazia, troppi vincoli». Nei prossimi mesi assisteremo a dei cambiamenti, semplificazioni e incentivi all'iniziativa privata. I lavoratori autonomi ci sono e aumentano, grazie alle recenti aperture di Raul. I cuentapropistas hanno superato quota 440mila, triplicati in pochi anni.
Nel settore dell'edilizia e soprattutto nel suo indotto, (idraulici, elettricisti, carpentieri) molti italiani hanno avviato piccole attività, anche se semi clandestine, al governo cubano e alla famiglia italiana. Ciò che manca è la capacità di lavorare, il concetto di produttività. Il patto implicito tra governo e cittadini è stato: lo Stato finge di pagarti e tu, lavoratore, fingi di lavorare. Anche i cubani più critici verso la Castrocrazia hanno acquisito questa forma mentis. Ora è arrivato il momento dell'innesto di quel seme, la capacità di creare valore, che a Cuba è stato considerato per più di 50 anni un virus. - Fonte: Il Sole 24 Ore (di Roberto Da Rin)