La terza vita di Alitalia
Il contributo di Etihad, infatti, è destinato all'implementazione del piano economico e, va detto, non arriverà tutto insieme. I 60 milioni per gli slot londinesi, per esempio, saranno versati nel 2016. Alle risorse degli emiri si aggiungeranno i 403,3 milioni in natura, ovvero il controvalore del ramo d'azienda conferito dalla vecchia Alitalia Cai e relativo alle attività di trasporto aereo (flotta, personale, licenze di volo, asset). Arrivare ad attribuirgli proprio quel valore, che assegna alla newco italoemiratina un enterprise value di circa 800 milioni di euro, non è stato un esercizio facile per i periti. A quella cifra, infatti, si è giunti non tanto sulla base di un valore economico tangibile, ma stimando gli effetti dell'integrazione con Etihad e del nuovo piano industriale congiunto, approvato ad agosto scorso.
Di quel piano molto si è detto: che farà di Alitalia una compagnia più sexy (è lo slogan del ceo di Etihad, James Hogan), che la rifocalizzerà sulle rotte di lungo raggio e avrà in Fiumicino l'hub di riferimento. Infine che la riporterà all'utile nel 2017 con 47 milioni di euro e a regime nel 2018 con 120 milioni di euro (le perdite del 2014 ammonteranno a circa 228 milioni di euro contro i 557 milioni di euro del rosso 2013). Poco o nulla, invece, è trapelato sulla struttura e l'evoluzione del fatturato che potrà consentire questo graduale ritorno alla redditività. Dal piano congiunto risulta che i ricavi saranno tenuti distinti in tre aree: tratte nazionali, internazionali e intercontinentali.
La prima è destinata a perdere di peso, tanto che dai 939 milioni del 2014 si scenderà a 752 milioni nel 2018, con una percentuale del 23,5% sul fatturato complessivo. La crescita più marcata è previstaper i voli intercontinentali, destinati a pesare per il 48,3% sui ricavi totali rispetto all'attuale 38,9%. In termini assoluti significa che il piano AlitaliaEtihad stima di portare le entrate di quest'area dagli 1,178 miliardi di euro di adesso a 1,5 miliardi al 2018, attraverso lo sviluppo di nuove tratte (sette) e l'aumento delle frequenze settimanali per quelle già esistenti (183 in totale). Nel mezzo, stabili, si posizionano i ricavi dei voli internazionali che dai 908 milioni di euro di questo esercizio sono indicati a 900 milioni al termine dell'arco di piano.
La flotta passerà da 116 a 126 aeromobili già per fine 2015: dei nuovi, sette saranno al servizio del lungo raggio. In generale il piano prevede un incremento dei ricavi di 696 milioni (con un tasso annuo di crescita del 6,95%), ma anche un aumento dei costi operativi per 342 milioni di euro (+4,6%) e di quelli di supporto a 19 milioni (+ 1,1%). Si arriva lo stesso a ipotizzare un ebitdar in crescita di 384 milioni e l'ebit di 350 milioni grazie a una forte leva operativa. In pratica il gross margin,la differenza tra costi e ricavi, dovrebbe migliorare da 801 milioni a 1,157 miliardi Il margine operativo sui ricavi, allo stesso modo, dovrebbe passare da -1,2% a 8,5% dal 2015 al 2018. L'assunto è un tasso di cambio tra euro e dollaro di 1,38 e un costo del carburante (il jet fuel) di circa 124 dollari al barile.
Con queste premesse si arriva anche a stimare i flussi di cassa garantiti dalle attività di volo. Se ancora nel 2015 i flussi attesi sono negativi per 317 milioni, già dal 2016 vireranno in positivo con 25 milioni, destinati via via a salire fino a 81 milioni nel 2018. Dal primo gennaio, dunque, si decolla. Il piano traccia la rotta con i numeri ma si mette subito alla prova dei fatti. Già col nuovo orario estivo, quindi a partire dal 29 marzo 2015, partiranno i nuovi collegamenti Malpensa-Shanghai, Malpensa-Abu Dhabi, Venezia Abu-Dhabi e Roma-Pechino. In particolare i voli da e per l'hub di Etihad saranno triplicati arrivando a un totale di 42. Entro maggio, quando a Milano aprirà i battenti l'Expo 2015, arriverà anche il primo dei sette nuovi aerei di lungo raggio attesi in flotta. La traformazione di Roma Fiumicino in un hub intercontinentale prenderà il via con l'introduzione di cinque nuove rotte nell'arco dei prossimi quattro anni, mentre i voli a lungo raggio da Milano Malpensa saranno più che raddoppiati, fino a salire a 25 a settimana entro il 2018.
Nel frattempo è stata completata la squadra di vertice, già insediata. L'ad uscente, Gabriele Del Torchio, ha passato le consegne al successore Silvano Cassano. Del nuovo board, presieduto da Luca Cordero di Montezemolo, fanno parte nove consiglieri in rappresentanza della compagine azionaria successiva al closing, che vede Cai col 51% ed Etihad col restante 49%. Sei membri del board sono di nomina Alitalia, tra cui il presidente non esecutivo, un consigliere indipendente e l'amministratore delegato, quest'ultimo designato congiuntamente con Airways. Tre consiglieri sono invece espressione della sola Etihad: l'ad James Hogan che sarà vicepresidente, il cfo James Rigney, e Giovanni Bisignani, ex numero uno della Iata, entrambi consiglieri non esecutivi. All'unanimità l'ex presidente di Alitalia, Roberto Colaninno, è stato nominato presidente onorario, oltre a sedere in cda. Completano il board gli altri tre consiglieri non esecutivi espressi da Alitalia: l'ex presidente di Enel, Paolo Colombo, Antonella Mansi, già alla guida della fondazione Mps, e JeanPierre Mustier di Unicredit. - Fonte: Milano Finanza (di Angela Zoppo)