LA RIPRESA DEL TURISMO NELL’UE: STRATEGIE E OBIETTIVI
“Si è perso il 76% dell’attività per le adv – ha affermato Carlo Corazza, direttore dell’Ufficio del Parlamento europeo in Italia -, oltre il 60% per il trasporto aereo, il 42% per la ristorazione e l’alberghiero, con un calo del Pil di 183 miliardi. In particolare ristorazione e alberghiero hanno perso più di 46 miliardi di Pil. Sono stati – ha aggiunto Corazza – 56 milioni i visitatori in meno nel 2020, stando ai dati Enit, per 186 milioni di presenze. C’è un rischio molto serio di perdita occupazionale: si calcolano 2 milioni di posti di lavoro a rischio direttamente e indirettamente. Non solo, 450mila Pmi rischiano di non riaprire”. Il turismo è un settore al centro di un mosaico: rappresenta il 13% del Pil in Italia e il 10% in Europa. “Non possiamo non sostenere il comparto se vogliamo far ripartire l’economia europea – ha aggiunto Corazza -. Gli strumenti ci sono: il Piano Next Generation Eu per la ripartenza e il nuovo bilancio europeo, i fondi Sure, utilizzabili per la formazione e le linee di credito della Banca europea per gli investimenti di 200 miliardi”. Le cose da fare sono sul tavolo: “Il Parlamento europeo è molto attivo – ha sottolineato il direttore -; a giugno abbiamo richiesto che almeno il 20% dei fondi andasse al turismo per la ripartenza. Si pensa all’estensione dell’ecobonus 110% al turismo e alla ristorazione e a un digital bonus”. Il problema è, infatti, che il settore ha un accesso difficile alle banche: “I prestiti garantiti a sei anni non bastano, servono almeno a 15”, ha detto Corazza, specificando che “il Parlamento europeo sarà in prima linea per sostenere il turismo”.
“Nel 2020 il turismo ha perso l’80% del suo fatturato – ha evidenziato Antonio Parenti, capo della Rappresentanza in Italia della Commissione europea -; una situazione drammatica. E’ prioritaria la ricostruzione con misure non solo a corto e medio termine, ma anche sul lungo periodo”.
Nonostante un -66% di arrivi internazionali e un -56% di reddito, “il 50% degli europei vuole tornare a viaggiare – ha spiegato Kerstin Jorna, direttore generale per il mercato interno, industria, imprenditorialità e Pmi della Commissione europea – e il 41% pensa di farlo in un altro Paese”. Certamente si tratterà di viaggi brevi, all’aria aperta e con prenotazione last minute, ma bisogna ricordare che il peso del turismo sul Pil in Italia è “molto al di sopra delle medie europee. Il Belpaese è tra le dieci maggiori destinazioni al mondo”. “Stiamo lavorando – ha proseguito Jorna – a un pacchetto di misure per l’apertura delle porte in Europa e per la certificazione digitale. Vogliamo rassicurare i viaggiatori. Sono necessari prodotti standardizzati che possano essere condivisi e dovranno essere pronti prima dell’estate”. L’obiettivo è “mantenere l’Europa come principale destinazione turistica. C’è bisogno di investimenti stabili e cercheremo di contribuire per sostenere questo target. Solo attraverso uno sforzo congiunto possiamo salvare il turismo. Tutto si basa sulla fiducia delle imprese nel futuro – ha concluso il direttore -. E’ necessario investire personalmente nel vendere l’Europa come prima meta turistica”.
Antonio Tajani, parlamentare europeo, presidente di Afco e della Conferenza dei presidenti, non ha esitato a definire “preoccupante” il calo delle presenze: “La terza ondata rischia di provocare danni – ha specificato -. Bene che la Commissione europea insista sul settore turismo. I soldi del Recovery Fund vanno utilizzati per una diversa visione dell’Italia. Un progetto che preveda la realizzazione di infrastrutture competitive, anche digitali. Altrimenti rischiamo di perdere un primato che non possiamo permetterci di perdere. Soltanto se saremo lungimiranti riusciremo in una forte azione di recupero”.
Fonte = GUIDA VIAGGI 16/03/21