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La festa di Hogan e le tappe da superare

La festa di Hogan e le tappe da superare

La conferenza stampa di Hogan è fissata per domani. Oltre alla Cgil, che si è riservata di decidere sull'accordo sugli esuberi, è la resistenza dell'azionista Poste che potrebbe ancora rovinare la festa. Alla cena stasera ci sarà il milieu che ha sostenuto la cavalcata di Etihad, tra cui il facilitatore Luca Cordero di Montezemolo e il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi. L'altro fronte sul quale i nervi sono ancora scoperti è quello delle banche, alle quali viene richiesto un sacrificio di 565 milioni di euro. Sono i crediti verso Alitalia-Cai ai quali dovrebbero rinunciare (un terzo del valore oggetto di rinuncia, due terzi da convertire in azioni della Cai). Intesa Sanpaolo, levatrice del Progetto Fenice e dell'operazione berlusconiana Cai nel 2008, quando era guidata da Corrado Passera, ha annunciato una disponibilità ad aderire, come Unicredit, l'altro grande creditore. Al termine del vertice di ieri a Milano le banche si sono dette pronte all'intesa, ma il vero nodo che è spuntato è quello della mancata disponibilità di Poste a partecipare all'operazione. E questo potrebbe far saltare l'accordo all'ultimo momento.

Restano poi le diffidenze di due istituti più piccoli, Mps di Alessandro Profumo (un tempo il banchiere antagonista di Passera) e la combattiva Popolare di Sondrio, ciascuna creditrice di 90 milioni verso un'Alitalia al capolinea. Ma non basta. Il piano finanziario di Etihad prevede che le banche prestino altri 300 milioni alla nuova Alitalia, le cui attività di volo saranno scorporate da Cai. E' nella nuova compagnia che entrerà con il 49% Etihad, versando 560 milioni complessivi. Solo se ci saranno l'accordo sindacale e il via libera di Poste Etihad e Alitalia potranno comunicare che le condizioni sono state soddisfatte e passare alla fase finale dell'accordo.

Sarebbe un altro passo avanti, non l'ultimo. Anche il cda di Alitalia-Cai e gli azionisti (e qui sorge il problema Poste) devono approvare l'operazione, che porterà allo svuotamento della Cai da compagnia aerea a holding che avrà il 51% di una nuova Alitalia. Alcuni soci non sembrano d'accordo, ma la larga maggioranza è favorevole, in particolare Atlantia dei Benetton, che ha un timore: perdere un clientre della controllata AdR che vale il 45% del traffico a Fiumicino se Alitalia andasse a gambe all'aria. Questo spiega anche l'attivismo a favore di Etihad di Fabrizio Palenzona, presidente di AdR e vicepresidente di Unicredit.

Sullo sfondo, c'è il fallimento della Cai voluta nel 2008 nel nome dell'"italianità" contro la vendita dell'Alitalia pubblica a Air France-Klm. La Cai dei "patrioti" o Capitani coraggiosi ha perso più di un miliardo e mezzo di euro. A meno di imprevisti, la compagnia verrà ceduta agli Emirati Arabi Uniti. L'ultimo ostacolo per Hogan sarà lo scrutinio della Commissione europea, che deve valutare se il ruolo della ricca e potente Etihad rispetti le norme Ue che impongono che il controllo di una compagnia Ue sia di soggetti comunitari. Controllo non solo di diritto, anche di fatto. Il verdetto è atteso entro ottobre. Il primo utile della nuova Alitalia dovrebbe arrivare nel 2017. - Fonte: Il Sole 24 Ore (di Gianni Dragoni)