La Brexit non fa male al nostro incoming
La Brexit non fa male all’incoming in Italia targato Uk. A giudicare dai primi dati, e dalle prospettive per il 2017, sembra che il mercato britannico continui a crescere, anche se in modo contenuto e quasi per nulla influenzato dal referendum: è quanto scritto nell’ultimo report dell’Enit relativo al Regno Unito.
Con 65 milioni di viaggi acquistati nel 2015, di cui quasi 43 milioni per vacanza (16 milioni in pacchetti tutto compreso e 27 milioni in viaggi indipendenti), e circa 682 milioni di notti in totale, quello britannico è uno dei bacini più ricchi, tra i più ambiti dalla nostra industria ricettiva. E la destinazione Italia, oggi, vale uno share di preferenze dei britannici vicino al 6%: circa 3,5 milioni di arrivi e quasi 24 milioni di notti.
Nel report della delegazione Enit, è anche certificata la percezione del Paese tra i t.o. e i viaggiatori del Regno Unito, più della metà tra i 24 e i 40 anni: una meta ancora sicura, di buona qualità e molto diversificata nell’offerta. Domina la spinta motivazionale legata alla cultura – città d’arte e bellezze storiche – ma sono in forte crescita i “prodotti outsider” come il turismo natura tradotto in montagna invernale, montagna estiva e l’escursionismo nei parchi, mentre tra i prodotti di nicchia e le attività complementari emergono il golf, gli itinerari enogastronomici e i corsi di cucina, passeggiate a cavallo e cicloturismo.
Forte è anche l’appeal dell’italian style, le combinazioni di vacanza stanziale e attiva, la buona tavola. Tra le regioni italiane primeggiano Veneto, Lazio, Lombardia, Toscana e Campania, con un +21% nel 2015. Ma molte sono le incognite: in primis sicurezza, aumento dei prezzi e un improvviso effetto Brexit. - di A.L. - Fonte: L'AgenziaDiViaggi.it