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La bellezza italiana e il sonno del reame

La bellezza italiana e il sonno del reame

Può darsi, come suggerisce l'autore del libro citato all'inizio, che tutto questo dipenda dal paradosso che la nostra ricchezza è eccessiva, che possediamo cioè troppi beni da conservare e tutelare. E perciò, le risorse economiche e umane a disposizione non bastano mai. Oppure, questa dissipazione deriva dal fatto che non abbiamo la piena consapevolezza del patrimonio di cui siamo dotati. O ancora, dalla nostra incapacità di organizzare un sistema turistico e culturale integrato e quindi di comunicarlo in modo più moderno ed efficace.

Fatto sta che l'Italia ha il più alto numero al mondo di siti classificati dall'Unesco come patrimonio dell'umanità, 49 contro i 38 dei francesi, ma riceviamo 44 milioni di stranieri all'anno: poco più della metà di quanti visitano la Francia. Eppure, il turismo resta un settore fondamentale per la nostra economia, con un fatturato complessivo di 130 miliardi di euro, pari a circa il 9% del Prodotto interno lordo. E ciò significa che in questo comparto lavora un italiano su dieci.

Ma - come scrive nel suo saggio Yoram Gutgeld, israeliano, già socio e partner della McKinsey, oggi deputato del Pd e consigliere economico di Matteo Renzi - «un numero quasi illimitato di attrazioni da promuovere rende quasi impossibile riuscire a sostenerle complessivamente e a fornire a esse infrastrutture inadeguate». Da qui, appunto, la necessità di «fissare delle priorità e fare delle scelte». Contro l'immobilismo dominante, occorre dunque una "regia nazionale" che la riforma del Titolo V della Costituzione introdotta a suo tempo dal centrosinistra, avendo delegato alle Regioni la responsabilità esclusiva in materia di turismo, oggi di fatto impedisce.

Bisognerebbe cominciare magari a riorganizzare la rete delle Soprintendenze artistiche e archeologiche che troppo spesso diventano fattori di conservazione e protezionismo in senso stretto: cioè di freno e ostacolo allo sviluppo, alla crescita del turismo e dell'economia. O anche, in alcuni casi, centri di potere personale pressoché assoluto. La Penisola è piena purtroppo di sfregi alla sua bellezza, al suo patrimonio e al suo paesaggio; ma anche di opere bloccate o incompiute, a causa di ritardi, pastoie e lungaggini burocratiche. Nella sua favola intitolata "Il sonno del Reame" (Oscar Mondadori), Annarosa Mattei racconta a questo proposito lo scontro tra potere e cultura che negli ultimi anni ha provocato la deriva "economicistica" del sistema di tutela del patrimonio storico e artistico, l'impoverimento di ogni forma del sapere e la conseguente espulsione degli operatori più esperti e qualificati. È una suggestiva allegoria su un'Italia immemore e incolta, dominata dall'assolutismo di un Principe che non tollera il libero pensiero.

Sarebbe fuori luogo azzardare qui analogie o paragoni con i protagonisti della storia nazionale più recente. Ma, tra le righe del romanzo, si legge in controluce la parabola del degrado e della desertificazione culturale che avviliscono il nostro Paese, sotto l'effetto narcotizzante di un'omologazione televisiva al ribasso sul modello della tv commerciale. Anche questo è un "sonno" della ragione e della memoria, di cui è rimasto vittima il popolo italiano. Soltanto la riscoperta della bellezza, intesa come qualitàe risorsa collettiva, può invertire la tendenza per risalire la china. Non ci sarà ripresa in Italia, né economica né sociale, se non si partirà proprio dalla cultura; da quel grande patrimonio d'arte, musica e letteratura che integra e arricchisce il nostro patrimonio naturale, paesaggistico, turistico. E nonostante tutto, fa del Belpaese un "unicum" al mondo. - Fonte: La Repubblica (di Giovanni Valentini)