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Kenya, il paradiso del terrore

Kenya, il paradiso del terrore

Gli stessi che a settembre 2013 hanno fatto irruzione al centro commerciale Westgate di Nairobi uccidendo una settantina di persone. Il governo smentisce, attribuendo la responsabilità dei recenti massacri a scontri di matrice etnica e separatista, ma la tensione è altissima. A maggio subito dopo lo scoppio di una bomba in un mercato di Nairobi e di una granata su un bus di Mombasa un tour operator inglese ha evacuato 400 turisti. Londra ha sconsigliato ai propri cittadini di andare in vacanza sulla costa del Kenya. Gli Usa hanno emesso un'allerta per i viaggiatori e stanno ricollocando altrove parte del personale dell'ambasciata. «L'atmosfera è irreale» commenta Freddie Del Curatolo, direttore del portale MalindiKenya.net, voce degli imprenditori italiani e dei quasi 5 mila connazionali che vivono nell'area tra Malindi e Watamu a nord di Mombasa. «Il rischio terroristico non è più forte di quanto lo fosse due o tre anni fa, ma le prenotazioni nei grandi villaggi e hotel sono crollate».

Da quando nel 2011 il Kenya è intervenuto con le sue truppe nella vicina Somalia per cacciare gli shabab si è esposto alle ritorsioni degli estremisti islamici. Nairobi ha reagito installando telecamere a Nairobi e perquisendo le case degli immigrati somali, molti dei quali sono stati prelevati e detenuti in uno stadio per accertamenti. «Il tipo di comportamento che gli shabab hanno usato per arruolare seguaci» fa notare Paul D. Williams, esperto di questioni africane alla George Washington University. Lunedì 7 luglio, in una manifestazione oceanica, l'opposizione ha chiesto le dimissioni del presidente Uhuru Kenyatta, accusato anche dalla Corte penale internazionale di aver istigato le violenze postelettorali del 2007. «Mancano le capacità o la volontà politica di rispondere alla crescente insicurezza» tuona Peter Aling'o, analista dell'Institute for security studies. «Governo e opposizione hanno politicizzato la minaccia terroristica, accrescendo il rischio che estremismo e antiche tensioni etniche si saldino lungo la costa, creando una bomba a orologeria». - Fonte: Panorama (di F.R.)