Italia sotto esame: cosa frena il travel
Qual è il valore reale del turismo in Italia? Lo aveva spiegato in Bit la direttrice marketing dell' Enit, Maria Elena Rossi: «È il comparto che negli ultimi due anni è cresciuto di più nella bilancia commerciale, con il +10,2% rispetto al 2017 e introiti pari a 15,2 miliardi di euro. Nessun'altro settore ha fatto meglio».
Fin qui le buone notizie, ma occorre essere realistici. Quello che ancora manca all'Italia è la capacità di valorizzare le eccellenze. Secondo Alfonso Pecoraro Scanio, docente a Tor Vergata, «dobbiamo intervenire su sostenibilità e ambiente.
Un esempio è la qualità del mare: punto di forza in alcune aree turistiche, vistosa debolezza in altre. In molti tratti costieri è necessario intervenire urgentemente». Un'esigenza legata anche al fatto che siamo una destinazione di riferimento del Mediterraneo e che alcuni bacini, come Germania, Francia e Gran Bretagna, hanno una fortissima sensibilità su questo tema. C'è poi la questione destination management: «L'Italia paga lo scotto di una pianificazione troppo breve. Il nostro Piano strategico, valido fino al 2022, avrebbe dovuto avere una durata di almeno 10 anni, come in Cina o negli Emirati - afferma il destination manager Paolo Borroi - Poi dobbiamo cambiare mentalità, partendo dalle Regioni che spesso hanno portali di scarso appeal. Non possiamo avere siti tradotti in due lingue, poco responsive e per niente mobile friendly. Se poi ci affidiamo a piattaforme esterne, quasi il 20% del Pil di una Olta migra all'estero». Contestato il solito ritornello sui budget risicati: i soldi ci sono, ma l'Italia sfrutta solo lo 0,2% dei fondi Ue a disposizione. Il vero dramma è nella burocrazia che blocca ogni buona intenzione e nell'incapacità di "fare" che penalizza la creatività.
Fonte = L’AGENZIA DI VIAGGI 20/03/2019