Italia, allarme turismo: «È come una Ferrari in folle»
Indietro nelle classifiche
Eppure, pochi arrivano. Al punto che, negli ultimi decenni, l'Italia è slittata indietro nelle classifiche del turismo. Mentre il numero dei viaggiatori per turismo si allargava, fino a superare il miliardo di persone l'anno, noi ne abbiamo preso una quota sempre più piccola. I turisti vanno di più in Francia (oltre 80 milioni di persone l'anno), in Spagna (circa 58 milioni), mentre da noi ne arrivano circa 46 milioni l'anno. Perché, e soprattutto, come si può invertire questa tendenza negativa?
La domanda certo non è nuova ma quest'anno se l'è posta anche il centro studi "Italiadecide" di Luciano Violante, che ha presentato alla Camera il rapporto "Il gran Tour del XXI secolo, l'Italia e i suoi territori", alla presenza del Capo dello Stato e con gli interventi del presidente della Camera e del ministro della Cultura e Turismo. La domanda chiave del rapporto è come l'Italia dopo 30 anni possa tornare ad agguantare il suo vecchio primato. E come possa rimettere in moto un settore, che, secondo l'immagine di uno degli autori dello studio, Attilio Celant (professore di Geografia Economica alla Sapienza) è come una Ferrari in folle. Abbiamo dunque il meglio ma non sappiamo guidarlo?
Le priorità
«Mi sento alla guida del ministero economico più importante del Paese», ha detto ieri il ministro Franceschini, che ha anche annunciato le sue priorità di intervento: innanzitutto una completa ristrutturazione dell'Enit e poi la semplificazione e la riorganizzazione delle competenze. Infine la digitalizzazione, visto che le imprese italiane "vendono" servizi turistici via internet in misura molto inferiore ai nostri concorrenti. Giusto ieri il presidente dell'Enit, Pierluigi Celli, ha presentato una lettera di dimissioni. Franceschini gli ha chiesto di «rimanere in carica per il breve tempo necessario ad approvare le norme che riformeranno la natura dell'Enit».
Il dato di fatto è che attualmente il turismo con il suo indotto rappresenta il 10 per cento del nostro prodotto interno lordo. Operano nel settore 200 mila imprese, che danno lavoro a 2 milioni di persone. Eppure, mentre nel mondo il settore del turismo cresce, e negli ultimi 4 anni è cresciuto a tassi intorno al 5% annuo, l'Italia ha perso il 30% sul totale della "torta" del turismo mondiale in dieci anni. E' possibile farcela? Gli esempi non mancano: Ercolano, è stato detto, non ha tutti i problemi di Pompei e infatti è gestito da una fondazione privata. E se il nostro "mare" non potrà mai battere Sharm-el-Sheik sui prezzi, però dovrebbe avere un vantaggio competitivo nella qualità, così come succede in altri settori. Insomma, ha detto Violante, riassumendo il senso del Rapporto, il Turismo dovrebbe essere una parte rilevante della nostra politica industriale. Perché il sogno di tanti stranieri di venire in Italia non si trasformi mai in un incubo. - Fonte: Il Messaggero (di Angela Padrone)