In Sicilia vincono storia e barocco
«Facendo un rapido giro di orizzonte - dice Ornella Laneri, presidente di Confindustria Alberghi e turismo Sicilia - possiamo dire che quest'anno le cose vanno molto meglio. I turisti vanno dove gli amministratori fanno un buon lavoro offrendo servizi e dialogando con gli imprenditori come a Noto, Taormina, Messina e Catania. Il trend in Sicilia è positivo anche se non diffuso in modo omogeneo, le percentuali sono più alte a Est e Sud est, un po' meno nella parte occidentale. In certe zone il fatturato delle imprese è aumentato fra il 4% e il 5% e a ogni aumento di fatturato corrisponde una crescita del 2% delle presenze».
Nel Catanese tutto ruota attorno all'Etna, oggi patrimonio dell'Unesco, ma è un'offerta diffusa che a Sud si espande fino alla punta estrema della Sicilia con il Distretto del barocco (anche qui patrimonio Unesco) e la splendida Siracusa; mentre verso Nord c'è Taormina e le Isole Eolie. E in quest'area insistono tre parchi naturali: quello dell'Etna, appunto, dell'Alcantara e dei Nebrodi. C'è un'omogeneità della bellezza e una disomogeneità dei numeri ma si può ben dire, con le parole di Sebastiano De Luca, storico imprenditore di Taormina, che in quest'area gravita oltre la metà del turismo regionale che in totale può contare su «40 milioni di presenze l'anno, con un fatturato complessivo di 8 miliardi di euro. Il turismo - insiste De Luca - è la prima industria regionale e non si vuole prendere coscienza di questo fatto».
Numeri molto diversi da quelli forniti dall'Osservatorio turistico regionale che dispone di un dato definitivo sul 2013 fermo a circa 14,379 milioni di cui 7,413 milioni nelle quattro province considerate, in cui la parte da leone la fa la provincia di Messina con oltre tre milioni di presenze dovute in gran parte a Taormina e alle Isole Eolie. I numeri, insomma, dimostrano tutta la fragilità del sistema turistico siciliano la cui peculiarità sembra essere quella del sommerso o comunque del "non rilevato" cui la Regione vuole porre rimedio con un nuovo sistema che è stato lanciato a luglio. Ed è solo una delle tante criticità di un sistema cui si tenta di porre rimedio per rispondere a due domande che arrivano da turisti e imprenditori: qualità e destagionalizzazione.
All'inizio di agosto l'assessorato regionale al Turismo guidato da Michela Stancheris ha presentato il Piano triennale e il Piano strategico provando a programmare interventi per i prossimi sette anni. L'obiettivo dichiarato è quello di porre le condizioni per far aumentare del 2% la spesa dei visitatori italiani e stranieri portandola dall'attuale 5% al 7% entro il 2020, praticamente a livelli pre crisi. «È la prima volta - ha spiegato l'assessore - che la Sicilia si dota di un piano triennale, nonostante fosse previsto dal 2005, ma abbiamo voluto aggiungere un Piano strategico che coincidesse la nuova programmazione europea». Almeno cinque le azioni previste e la sfida principale resta quella di «aumentare la competitività sui mercati internazionali con un incremento dei flussi turistici e della spesa media soprattutto degli stranieri». Ma bisognerà fare i conti, si dice da queste parti, con i tagli ai collegamenti aerei: sparita AirOne viene a mancare per esempio un vettore importante per parecchi collegamenti con l'estero. Tanto che l'assessore si spinge a dire: «Abbiamo i turisti ma non abbiamo più i voli». - Fonte: Il Sole 24 Ore (di Nino Amadore)