"Il turismo di ritorno salverà i piccoli borghi"
La Farnesina presenta l'iniziativa per rendere tutti gli italo-discendenti residenti all'estero ambasciatori turistici dei loro territori di origine
Evitare lo spopolamento dei borghi italiani: è stato questo il focus con il quale la Farnesina ha presentato il seminario "Turismo di Ritorno: il viaggio delle radici tra identità e culturale e promozione dei territori". Il turismo di ritorno vuole promuovere il territorio concepito sì nella sua più completa omogeneità, senza però dimenticare le varie sfaccettature storiche e culturali che caratterizzano quei luoghi più nascosti all'incoming.
I numeri parlano chiaro: il 24% dei turisti diretti in Italia provengono da paesi non europei. La percentuale si alza poi se si tiene in considerazione il Centro e il Sud America, con un incremento fisso negli ultimi 5 anni.
“Gli italiani residenti all’estero devono fungere da ambasciatori dell’italianità”, dichiara Luigi Maria Vignali, direttore generale per la Promozione del Sistema Paese, Maeci. Questo segmento turistico potrebbe essere fondamentale per rappresentare l’italianità all’estero, ma soprattutto per potenziare l’investimento nei piccoli borghi ancora troppo poco conosciuti rispetto alle aree del turismo di massa.
Come sostiene Francesco Tapinassi, dirigente alle politiche del turismo del Mibact, questa iniziativa è in linea con il progetto di rapida crescita del turismo promosso dai Beni culturali, inserito in un contesto di sostenibilità e delocalizzazione. L’obiettivo può essere raggiunto attraverso una coerenza strategica di fondo che delinei il turismo come un bene nazionale e non solo regionale, oltre che con una strategica azione di marketing che miri alla non dispersione dei flussi.
Attualmente all’estero risiedono 80 milioni di italiani e l’obiettivo è quello di sfruttare il legame che vi è tra questi emigrati e la loro più recondita italianità. Giovanni Lolli, vice presidente della regione Abruzzo e coordinatore per il turismo della Conferenza delle regioni, spiega che ”gli italiani all’estero hanno spesso la volontà nostalgica, nonché quella di finanziare ed investire nel Paese d’origine: sviluppando questo bacino turistico è possibile anche destagionalizzare il flusso e renderlo più omogeneo".
Alfonso Pecoraro Scanio, docente di turismo a Milano Bicocca e a Tor Vergata, ha concluso ribadendo che "è giunta l’ora di disegnare all’estero una nuova immagine dell’italiano, lontano dagli stereotipi e più vicino alla vera Italia". g.i.t. - Fonte: Guidaviaggi.it
Attualmente all’estero risiedono 80 milioni di italiani e l’obiettivo è quello di sfruttare il legame che vi è tra questi emigrati e la loro più recondita italianità. Giovanni Lolli, vice presidente della regione Abruzzo e coordinatore per il turismo della Conferenza delle regioni, spiega che ”gli italiani all’estero hanno spesso la volontà nostalgica, nonché quella di finanziare ed investire nel Paese d’origine: sviluppando questo bacino turistico è possibile anche destagionalizzare il flusso e renderlo più omogeneo".
Alfonso Pecoraro Scanio, docente di turismo a Milano Bicocca e a Tor Vergata, ha concluso ribadendo che "è giunta l’ora di disegnare all’estero una nuova immagine dell’italiano, lontano dagli stereotipi e più vicino alla vera Italia". g.i.t. - Fonte: Guidaviaggi.it