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Il re degli enti inutili

Il re degli enti inutili

con orgoglio». Non una grande pubblicità per il Belpaese.

Anche Babbi oltre a quello in Enit vanta una decina di altri incarichi, tra cda di consorzi, banche (Cariromagna) e società di ogni tipo. Tra queste spicca l'Iscom, di cui il direttore dell'Enit è amministratore delegato: una srl che fa consulenza ad enti pubblici e privati nel settore del turismo e in quello dei servizi, in pratica le stesse cose dell'Enit. Alla faccia del confitto di interessi. Ma c'è dell'altro. Qualche giorno fa nella sede romana dell'agenzia sono arrivati gli uomini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, su ordine dei magistrati della Corte dei Conti che hanno aperto un'inchiesta su presunte irregolarità nel contratto di assunzione di Babbi. Il manager è stato in effetti ingaggiato il primo dicembre 2012, quando le norme sulla spending review avevano già vietato l'assunzione di personale «a qualsiasi titolo e con qualsiasi contratto», ricorda il sindacato Fialp in una nota mandata ai pm contabili.

Vedremo se i finanzieri indagheranno anche sulle accuse lanciate due anni fa dall'ispettorato generale del ministero dell'Economia: un elenco «di 19 irregolarità e disfunzioni» che spaziano dall'assunzione di collaboratori esterni all'utilizzo improprio delle auto blu, passando dall'uso smodato di alberghi a cinque stelle. Proprio così. I dirigenti dell'Enit per regolamento possono alloggiare, quando sono in missione, in hotel a quattro stelle. Ma a qualcuno deve essere sembrato squalificante: così - dicono i controlli effettuati dall'ispettorato  ha preferito infilarsi negli alberghi ultra-lusso. La differenza? L'hanno pagata i contribuenti. Finora presidente e direttore generale, nonostante una lettera dal ministero abbia chiesto al nuovo management di intraprendere «iniziative» in merito, pare non abbiano fatto alcunché, né mandato lettere di contestazione ai responsabili.

Secondo i maligni Babbi rischia di doverla mandare anche a se stesso: qualche settimana fa ha chiesto un rimborso di 327 euro per essere andato due giorni a Milano «per incontri istituzionali». Sarà una coincidenza, ma a "l'Espresso" risulta che il direttore generale quel giorno (il 16 dicembre 2013) era stato invitato a vedere la partita clou Milan-Roma, in scena in serata a San Siro. Invitato da Trenitalia, azienda con cui Enit ha firmato l'anno scorso un accordo di collaborazione. Il romagnolo (che secondo il suo curriculum parla un inglese «medio») è spesso in viaggio. Una settimana prima della partita era andato in missione a Vienna spendendo quasi mille euro in due giorni per «partecipare al saluto del dottor Leonardo Campanelli», spiegava nella richiesta di rimborso, «in occasione del suo pensionamento». Per la cronaca, la festa d'addio dell'anziano dirigente Enit è stata organizzata all'ambasciata italiana in Austria. Ma il direttore generale ha lavorato anche subito dopo Capodanno, periodo in cui gli uffici sono ovunque chiusi per ferie. Ed è andato a Parigi da giovedì 2 a domenica 5 gennaio per non meglio specificati «incontri istituzionali». Costo della missione: 1.310 euro.

Quando l'ex ministro Gnudi cercò di trasformare l'Enit, chiese agli esperti di Boston Consulting di redigere uno studio per rilanciare l'ente e realizzare un nuovo piano per il turismo. Ne uscirono dati sconfortanti: se fino al 2000 l'Italia è stata prima per introiti, negli ultimi due lustri siamo stati surclassati sia dalla Francia che dalla Spagna. A causa, in primis, di prezzi alti, servizi inadeguati, campagne regionali sbagliate, «della mancanza di un'offerta moderna e integrata e dell'incapacità di lavorare nei nuovi mercati, Cina in primis». «L'Enit dovrebbe essere una fabbrica di prodotti e avere una strategia fortissima sul digitale, ma ora non ha le competenze. Così com'è l'Enit può essere chiuso», concludevano gli esperti.

È passato un anno e mezzo e due governi da quello studio, e la situazione è identica. Il governo Letta non ha mosso un dito, il piano del commissario Carlo Cottarelli per abbattere la spesa pubblica è ancora segreto e nei corridoi dell'ente tutto va avanti come al solito. L'Enit di Celli e Babbi ha investito qualche migliaio di euro per cambiare i colori del logo («il restyling garantisce una chiara leggibilità in occasione di fere e manifestazioni internazionali», la spiegazione); ha partecipato alle solite fiere e fatto un po' di conferenze per l'Expo di Milano; ha tagliato le auto blu (lo chiedeva la legge) e risparmiato qualche soldo in affitti e telefoni. La stampa ha anche magnificato la riproduzione su un francobollo di un vecchio manifesto Enit e il patrocinio concesso a un film brasiliano (titolo: «Diminuta») che sarà girato in Campania. Nessun giornale, però, ha pubblicizzato altre cifre, come i costi delle varie sedi sparse tra Oceania e Sud America (vedere tabella a pagina 47), quelle per l'acquisto di giornali (a Vienna hanno speso nel 2013 ben 20 mila euro, a Toronto 11.600, a Pechino 15.000), né la nuova occasione per i dirigenti più fortunati, che in cambio di un taglio del 20 per cento dell'indennità possono chiedere all'Enit di pagargli la casa in affitto.

«O all'ente vengono dati soldi per fare campagne di comunicazioni vere, o è meglio risparmiare accorpandolo all'Ice, oppure facciamone una Spa. Così è la fiera dello spreco», chiosa un funzionario scontento. Difficile che sia accontentato. Metafora perfetta dei paradossi italici, all'Enit si sono anche autopromossi. L'ultima relazione sulle performance è datata 2012, e tutti gli obiettivi principali sono stati centrati. Con un grado di «raggiungimento», ovviamente, «del 100 per 100». - Fonte: L'Espresso (di Emiliano Fittipaldi)