Il piano: metà degli italiani vaccinati entro l'estate per salvare il turismo
Roma - Metà degli italiani vaccinati entro l'estate: ecco l'obiettivo del piano che il governo studia in queste ore, verificandone nei dettagli la fattibilità. L'obiettivo è immunizzare in pochi mesi e senza ritardi mezzo Paese, in modo da garantire un balzo del Pil anche attraverso la leva del turismo. Per lasciarsi alle spalle l'incubo, si punta a schermare dal Covid venticinque milioni di persone entro luglio, al ritmo di trecentomila vaccinati al giorno, e trenta milioni per la fine dell'estate. Per riuscire nell'impresa, sono già stati identificati tra l'altro 92 avamposti gestiti dalle forze armate, in accordo con le Asl, parcheggi di ospedali e altre strutture compatibili con la vaccinazione di massa. E verrebbero soprattutto mobilitati i medici di famiglia, con i quali Roberto Speranza punta a chiudere presto un'intesa. Nei loro studi verrebbero inoculati i vaccini mono-dose di Johnson&Johnson, il vero jolly per imprimere una svolta.
Serve, appunto, una svolta. E serve fare più in fretta. L'Italia è prima per vaccinati in Europa, ma è anche vero che la campagna sugli over 80 sconta in queste ore alcune lentezze. E d'altra parte, dopo gli annunci Mario Draghi ha bisogno di investire ogni risorsa disponibile sul piano, per disegnare un'estate sicura e produttiva. L'unico modo, allora, è arrivare al clou della stagione turistica con il 50% di vaccinati sui 49 milioni di italiani da "coprire" (vanno esclusi infatti i minorenni), per chiudere poi agosto con il 60% del totale.
L'esecutivo si muove allora su tre livelli. Il primo riguarda il reperimento anticipato delle dosi attualmente previste dai patti annuali con le tre multinazionali autorizzate in Europa (Pfizer, AstraZeneca e Moderna). Il premier ha già iniziato, informalmente, a tessere la sua tela diplomatica. E dopo il G7 di oggi sentirà Boris Johnson, Macron, Merkel e Ursula von der Leyen. A quest'ultima chiederà il massimo sforzo per ottenere un anticipo di parte dei lotti del secondo semestre 2021. In particolare, si concentrerà su Moderna e su J&J (appena sarà autorizzata), che hanno pianificato consegne soprattutto tra luglio e dicembre.
Ma non basta. I principali leader Ue - e quindi anche Draghi - premono sulla Commissione per convincere le società produttrici a permettere l'infialamento nei singoli Paesi. È solo uno dei due pilastri del processo perché l'altro, quello della produzione del siero attraverso il brevetto, è sul tavolo ma richiede tempi più lunghi. Sono già stati identificati poli adatti nel Sud del Lazio, in Toscana, Lombardia e Veneto.
Ma c'è un altro passaggio decisivo. L'11 marzo l'Ema, l'agenzia europea del farmaco, dovrebbe autorizzare il vaccino J&J. Subito dopo toccherà all'Aifa. Dal 15 marzo partirebbe la distribuzione. Il vantaggio è che, a differenza degli altri, è monodose e si può conservare a temperature ragionevoli. E infatti la novità è che l'esecutivo pensa di affidare ai medici di famiglia proprio questi vaccini di J&J. Una sola puntura negli studi professionali, un'enorme semplificazione. Sulla carta, il colosso farmaceutico garantirà 7 milioni e 315 mila vaccini entro giugno, pari al 30% delle dosi necessarie a coprire metà della popolazione. Poi, a luglio, l'azienda dovrebbe recapitare almeno altri 5 milioni di vaccini. Tutti gli altri sieri prevedono invece due dosi. Ai 14 milioni del primo trimestre 2021 vanno aggiunti - tra aprile e giugno - i 22 milioni promessi da AstraZeneca, gli 8,7 di Pfizer (più altri 6 aggiuntivi) e i 4 milioni e 650 mila di Moderna.
Resta l'ultimo problema: come vaccinare mezza Italia rispettando i tempi del piano. E qui entrano in campo anche le forze armate e il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che già gestiscono la distribuzione dei lotti. I 170 centri attualmente utilizzati per i tamponi potrebbero essere riconvertiti per le vaccinazioni.
In accordo con le Asl, che fornirebbero i medici. L'esempio di maggior peso è quello della Cecchignola, dove è già tutto pronto per "coprire" 2.500 persone al giorno con 36 postazioni per l'iniezione, infermerie e aree di sosta per chi ha ricevuto la dose. Ma c'è dell'altro. In Italia esistono 92 sedi militari scelte per le vaccinazioni delle forze armate. Potranno essere allestite per i civili, sempre in accordo con le Asl. I militari, inoltre, potranno collaborare alla logistica dei parcheggi degli ospedali o di altre strutture identificate per lo scopo. Nel piano, infine, potrebbero rientrare anche piccole squadre di vaccinatori (due medici e quattro infermieri) utili a raggiungere paesini isolati ed Rsa con particolari criticità. Per immunizzare tutti i residenti in pochi giorni. 3.279.129 Le vaccinazioni È stato somministrato l'80,4% delle 4.075.870 dosi di vaccino consegnate 2.540 Lombardia la più colpita La Lombardia è la regione più colpita con 2.540 nuovi casi, seguita dalla Campania (1.573)
Fonte = REPUBBLICA 19/02/21