Il manager - Il numero uno di Etihad sbarca in mezzo al caos
L'obiettivo di tutti è arrivare alla sigla dell'intesa tra due giorni. Una corsa contro il tempo, dove il nervosismo tra i soci italiani e il timore per l'emorragia nei conti dell'ex compagnia di bandiera, preoccupano l'amministratore delegato di Etihad, James Hogan. Ieri mattina il numero uno del vettore emiratino è atterrato a Fiumicino per trattare di
persona la fase finale del negoziato. Ad accoglierlo un aeroporto in balia di uno sciopero bianco che ha creato forti disagi ai passeggeri, la protesta è contro la trattativa tra Alitalia e Etihad. Il vero nodo, tuttavia, resta quello di un azionariato che fatica a condividere le fasi finali di una negoziazione che impone ai vecchi soci di Alitalia di mettere mano al portafoglio, facendosi carico di perdite fuori controllo.
Nell'arco di pochi giorni sono stati chiamati due aumenti di capitale, salendo da 250 a 300 milioni di euro. In caso contrario la società non avrà la liquidità necessaria per arrivare al closing con Etihad, atteso per l'autunno (serviranno alcuni mesi per il via libera dell'Antitrust Ue). Ieri le frizioni tra gli azionisti, da una parte Intesa Sanpaolo, Etihad. Fermo restando che i soldi del gruppo non garantiranno i debiti e i contenziosi. Che toccheranno invece alle banche e ad Atlantia.
Nel pomeriggio Hogan ha incontrato questi ultimi (si è notata l'assenza di Francesco Caio di Poste) proprio per approfondire le garanzie patrimoniali necessarie alla vecchia Alitalia . Tanto più che Poste non intende versare i 75 milioni prima del closing . Ieri l'ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, si è detto ottimista spiegando che non registra «criticità su quello di cui si sta discutendo» - di Andrea Ducci - Fonte: Corriere della Sera