Il Fondo di Garanzia come lo vorrei: la parola ai player assicurativi
Le grandi società di assicurazione sono in attesa di un tavolo tecnico con le istituzioni per sbrogliare la delicata matassa del Fondo di Garanzia e dell’obbligo assicurativo nel travel. È la posizione di Erv, Europ Assistance e Allianz Global Assistance, che proprio in questi giorni stanno valutando quale sia il migliore approccio.
«La soluzione potrebbe essere un consorzio - non ne fa mistero Renato Avagliano, direttore commerciale di Allianz Global Assistance - Siamo parte attiva nel processo che coinvolge associazioni di categoria, Mibact, mondo assicurativo e istituti finanziari. È necessario fare sistema, per trovare sinergie e soluzioni condivise», afferma. E aggiunge: «Stiamo valutando strade interne in attesa che i tavoli tecnici chiariscano i contorni della normativa. È anche importante valutare separatamente le necessità delle adv e dei t.o., entità con esigenze, impatti e obblighi distinti. Una soluzione praticabile è quella di riunirsi in un consorzio per la costituzione di un fondo, attraverso cui garantirsi le coperture necessarie. Il fondo potrebbe coinvolgere o meno, a seconda dagli schemi che si vorranno adottare, le compagnie di assicurazione».
Due percorsi assicurativi distinti è anche l’auspicio di Piero Dacquino, market manager di Europ Assistance: «Bisogna distinguere il tour operating, aziende più grandi, per cui è più facile quantificare il rischio di insolvibilità, dall’intermediazione, ovvero adv per cui è più difficile quantificare il rischio, che possono trovare un valido strumento attraverso associazioni di categoria e network». «Bisognerà porre il focus, oltre che sugli strumenti tecnici, ancora in larga parte da studiare e sviluppare - prosegue Dacquino – sulla capacità delle associazioni di raccogliere informazioni strutturate e attendibili per la quantificazione del rischio e sanzionare chi non opera correttamente impedendogli l’accesso al fondo. Solo così lo strumento sarà sostenibile e accessibile dalla grande maggioranza degli operatori corretti e sani. È anche auspicabile prorogare la data del 30 giugno e focalizzarsi su tre dimensioni: la mappatura degli strumenti tecnici a disposizione, e di quelli che potrebbero essere importati; le modalità di raccolta di informazioni, il più possibile giuste e complete; i meccanismi di selezione per premiare gli operatori corretti e inibire l’attività di quelli che non lo sono».
Per le assicurazioni nel travel non aiuta guardare all’estero, come osserva Emanuele Ruzzier, managing director di Erv Italia: «Dobbiamo basarci sulle specificità del mercato italiano. Il nostro gruppo può contare su un know how consolidato, perché sottoscriviamo già questi rischi in Germania, Polonia, Repubblica Ceca, Ucraina e Russia, tuttavia non è possibile importare soluzioni assicurative sviluppate per altri mercati senza tenere in considerazione il modello economico e l’assetto normativo di riferimento. Ad oggi una proposta ad hoc per il mercato italiano non è ancora stata individuata e il nostro obiettivo è di capire se e con quale soluzione assicurativa entrare».
Nello specifico, aggiunge Ruzzier, «si tratta di una copertura assicurativa molto complessa: le difficoltà principali sono legate alla valutazione del rischio e alla tariffazione. Credo che la soluzione possa nascere solo dal confronto e dal dialogo con tutti gli attori del settore, in primis le associazioni». Tutto in stand by dunque, con la speranza, condivisa dall’intera filiera, che ci sia più tempo a disposizione per generare una formula efficace. Un formula tale da evitare lo stallo del comparto che sta già vivendo forti criticità per l’estrema vulnerabilità delle programmazioni. - di Andrea Lovelock - Fonte: L'AgenziadiViaggi.it