Il decreto fiscale passa con la fiducia turismo in rivolta sulla cassa Covid
Via libera dell’aula del Senato al decreto fiscale grazie al voto di fiducia. Il provvedimento passa alla Camera che deve approvarlo senza modifiche prima della scadenza, ovvero entro il 21 dicembre. Si tratta di un decreto praticamente a costo zero che ha comunque messo a dura prova i delicati equilibri della maggioranza. Il testo costruito con due maratone notturne in commissione, che il governo ha riassorbito presentando il maxiemendamento, non è riuscito a sciogliere tutti i nodi.
L’ultima polemica riguarda il turismo. Le associazioni del comparto sono in rivolta per la mancata proroga della cassa integrazione Covid. «Siamo allibiti», dicono le varie realtà del settore, da Confcommercio a Confesercenti fino a Confindustria e Conflavoro. «Un eventuale problema di coperture finanziarie per la modifica tanto attesa dalle nostre aziende non giustifica l’insipienza e l’insensibilità della politica nei confronti del segmento dell’economia italiana più flagellato dalla pandemia, dopo ben 20 mesi di blocco pressoché totale», attaccano. Le sigle del turismo rinfacciano al governo lo smantellamento del comparto: «Le risorse si sono completamente esaurite – accusano – e molti imprenditori sono allo stremo delle forze».
Tra i tanti temi affrontati dal decreto spicca la proroga delle cartelle che rinvia dal 30 novembre al 9 dicembre il pagamento delle rate della rottamazione e del saldo e stralcio. Con i cinque giorni di “tolleranza”, che si applicano sempre ai termini fiscali, il differimento si allunga al 14 dicembre. Ma la questione delle cartelle esattoriali sarà al centro dell’esame della manovra che entrerà nel vivo nei prossimi giorni. La vice ministra all’Economia Laura Castelli ribadisce che tra le ipotesi sul tavolo c’è un’ulteriore dilazione degli atti che l’Agenzia delle entrate ha ricominciato a inviare a settembre, dopo il blocco dovuto alla pandemia. E non esclude una rottamazione quater, come proposto dai 5 stelle. «I temi aperti sul fisco sono ancora tanti– spiega Castelli a Radio 24 – la crisi non è terminata, le imprese non sono tornate improvvisamente ad avere liquidità».
Le modifiche votate dalla commissione Finanze di Palazzo Madama sono intervenute su diversi argomenti: si va dall’aiuto da 800 euro per i genitori separati con problemi economici che non riescono a pagare l’assegno di mantenimento al coniuge o ai figli, allo stop della Tari per basiliche e immobili della chiesa che rientrano nel trattato lateranense. Con un altro emendamento è stato rimosso il divieto di cumulo tra l’assegno di invalidità e un reddito da lavoro che non superi il tetto dei 4.931 euro l’anno.
C’è poi una stretta sull’Imu: l’esenzione sarà valida solo per un’abitazione a famiglia, anche se i coniugi risiedono in comuni diversi. Un compromesso che risponde parzialmente a una sentenza della Cassazione ancor più restrittiva che stabiliva il pagamento dell’imposta per entrambe le abitazioni della coppia.
Per i contribuenti arriva una semplificazione. La sottosegretaria Maria Cecilia Guerra annuncia che chi presenta il 730 precompilato, e lo modifica, non dovrà più conservare tutti gli scontrini relativi alla dichiarazione.
Fonte = LA STAMPA 03/12/21