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Iata: in Italia necessaria una maggiore competitività del trasporto aereo

Iata: in Italia necessaria una maggiore competitività del trasporto aereo

Si potrebbe arrivare a venti miliardi di euro in più di Pil per l'economia della nazione e oltre 200.000 posti di lavoro aggiuntivi entro il 2037

Venti miliardi di euro in più di Pil per l'economia della nazione e oltre 200.000 posti di lavoro aggiuntivi entro il 2037: a tanto si arriverebbe in Italia se il settore aereo in Italia fosse più competitivo. A dirlo Iata, nel suo studio “Italy Air Transport Regulatory Competitiveness Indicators”, secondo il quale sebbene il settore dell’aviation in Italia sia competitivo in termini di facility per passeggeri e merci, le tasse aeroportuali e sui pax fanno del nostro Paese il settimo più caro della regione, rendendo l'Italia più costosa sia come destinazione business sia una scelta meno attraente per i turisti. L'applicazione da parte dell'Italia dei principi della Smarter Regulation è in ritardo rispetto ai suoi omologhi regionali e i processi di tariffazione aeroportuale e di gestione del traffico aereo mancano di trasparenza e non sono in linea con i principi dell International Civil Aviation Organization, sostiene lo studio.

Per massimizzare i benefici economici e sociali creati da un'industria del trasporto aereo di successo, il rapporto raccomanda all'Italia di rimuovere o almeno ridurre la Council Tax ed evitare di applicare la tassa italiana sulle emissioni sonore per gli aeromobili civili, di garantire tariffe aeroportuali trasparenti ed eque attraverso una consultazione efficiente, in linea con le migliori pratiche internazionali e di concentrarsi sulla modernizzazione dello spazio aereo italiano.

Il contributo del trasporto aereo all'economia italiana è già significativo, afferma Iata. L'industria sostiene 714.000 posti di lavoro e contribuisce all'economia con 46 miliardi di euro, pari a circa il 2,7% del Pil italiano. Se il governo adottasse un'agenda per la competitività, entro il 2037 potrebbero essere generati 200.000 posti di lavoro in più e quasi 20 miliardi di euro in più di Pil. Al contrario, lo studio stima che se non si migliorasse la competitività del trasporto aereo italiano nello stesso periodo di tempo si potrebbero creare solo 19.000 posti di lavoro.

Al centro dell'agenda dell'aviazione c'è anche l'ambiente. L'industria è impegnata a ridurre le emissioni di carbonio a metà dei livelli del 2005 entro il 2050. Un obiettivo intermedio è la crescita a emissioni zero di carbonio dal 2020, realizzata con l'aiuto del Carbon Offsetting Scheme for International Aviation (Corsia). Sono già stati compiuti progressi: dal 1990 le emissioni di Co2 per passeggero si sono dimezzate. Il raggiungimento dell'obiettivo del 2050 richiede investimenti significativi in nuove tecnologie e carburanti per l'aviazione sostenibili. Se il governo italiano incoraggiasse queste iniziative, non solo dimostrerebbe la leadership climatica, ma creerebbe anche nuove opportunità economiche.

"La forza delle esportazioni manifatturiere italiane, i suoi servizi e la sua industria turistica si basano sul trasporto aereo. Più competitivo è il settore dell'aviazione, maggiori saranno i benefici per l'Italia in termini di prosperità e occupazione. Il governo può renderlo tale riducendo le tasse e  garantendo un processo maggiormente trasparente sull’applicazione delle tariffe per l’utilizzo delle infrastrutture. L’adozione di una strategia nazionale per lo spazio aereo contribuirà alla diminuzione dei costi e delle emissioni di Co2. E il carbonio può essere ulteriormente ridotto se il governo sostiene lo sviluppo di carburanti per l'aviazione sostenibili", ha affermato Rafael Schvartzman, vice president regional per l'Europa di Iata.

Fonte = GUIDA VIAGGI 14/10/2019