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I pacchetti incoming valgono 7,7 miliardi di euro

I pacchetti incoming valgono 7,7 miliardi di euro

18 Febbraio 2014

Fatturato in Italia che sale, però, da 2,7 miliardi a 4,8 miliardi di euro se si considerano anche le spese extra-pacchetto che i turisti fanno una volta arrivati a destinazione, pari a circa 2,1 miliardi di euro. La ricerca ha di fatto misurato l impatto economico e svelato come più della metà di quanto generato dal lavoro degli operatori se ne va oltre i confini nazionali.

La ricerca del Ciset e i suoi risultati sono il frutto di un analisi dei dati sul comportamento di spesa dei turisti stranieri in Italia, forniti dalla Banca d Italia, e della scomposizione del prezzo dei pacchetti nelle sue componenti principali, grazie a una serie di interviste approfondite condotte con un gruppo di tour operator italiani.

I ricercatori del Ciset sottolineano che il fatturato totale derivante dalla vendita dei pacchetti (5,7 miliardi di euro) è stato innanzi tutto depurato dal costo del trasporto effettuato da vettori internazionali (che pesa per il 39% sul costo finale del pacchetto). Dal prezzo così depurato è stato detratto il mark up del tour operator estero e la remunerazione del canale distributivo ad esso collegato (che pesano, complessivamente, per il 12,2%) più altri elementi residuali. Il totale delle detrazioni ammonta perciò al 52,9% del fatturato totale.

Il  peso delle spese extra

A fronte di un turismo incoming organizzato, che nel 2012 ha registrato performance decisamente migliori rispetto all incoming totale, sia in termini di arrivi che di spesa (rispettivamente del +7,2% e del +12,5%, contro +0,6% e +3,8% per l incoming totale), la filiera italiana cattura quindi meno del 50% dei ricavi totali (47,1%). Ma il contributo che il turismo incoming è in grado di fornire all economia italiana, come evidenziato dall analisi Ciset, è ben superiore a quanto derivante dalla vendita dei pacchetti.

Le spese extra-pacchetto fatte a destinazione ammontano, infatti, a circa 2,1 miliardi di euro che, sommati al fatturato dei pacchetti che rimane in Italia, fanno un totale di 4,8 miliardi di euro. In particolare, un turista internazionale che sceglie di acquistare un pacchetto per un soggiorno o un tour in Italia spende, in media, 1.054 euro per il pacchetto, ma lascia sul territorio altri 388 euro a testa di spesa extra. Di questi 388 euro, il 42% circa va alla ristorazione, il 40% allo shopping, il 7% ai trasferimenti locali, l 8% alle altre spese (visite alle attrazioni, guide, ecc.) e solo il 3% all alloggio (ad esempio, notte extra prima o dopo la fine del tour).

Facendo, poi, un focus, su quattro dei principali Paesi di origine dei turisti diretti in Italia, e cioè Germania, Russia, Usa e Giappone (che generano il 40% circa del movimento turistico incoming totale), la filiera dell intermediazione incoming italiana evidenzia performance differenziate a seconda del Paese considerato. Se nel caso dei pacchetti venduti in Germania e Russia, oltre il 50% del fatturato rimane in Italia (rispettivamente, il 54,4% e il 58,2%), per i pacchetti commercializzati in Usa e Giappone i ricavi netti degli operatori italiani scendono, rispettivamente, al 47,9% e al 49,3% del fatturato totale. Questo è dovuto alla maggiore incidenza dei voli operati dai vettori internazionali e il tendenziale superiore potere di acquisto delle controparti estere.

I ricavi degli operatori e quelli del territorio nazionale

La ricerca del Ciset fa notare, infine, come i mercati che risultano in proporzione meno remunerativi per i tour operator italiani siano in genere quelli più remunerativi per il territorio nazionale. Ad esempio, i turisti statunitensi e giapponesi registrano, in media, spese extra-pacchetto pari a 555 euro e 669 euro a ospite, rispettivamente, contro una media di 388 euro. Fa eccezione la Russia: il 58% del fatturato sui pacchetti venduti in quel Paese rimane in Italia e, inoltre, i russi spendono sul territorio nazionale circa 800 euro a turista.

Lo studio Ciset rappresenta il primo tentativo di analizzare la filiera del turismo organizzato incoming in Italia e di quantificare l impatto economico delle attività da essi svolte, oltre che delle spese extra sostenute dai turisti stranieri con pacchetto nel nostro Paese. - Fonte: L'Agenzia di Viaggi sito web (di Andrea Lovelock)