Giudizi falsi, multa a TripAdvisor
Un giudizio che può trasformarsi in un gioco al massacro se fatto da false recensioni o persino stroncature studiate ad hoc dalla concorrenza. E che possono influenzare anche il giro d'affari: sono sempre di più infatti gli utenti che, prima di prenotare o viaggiare, danno un'occhiata su Internet alle pagelle di TripAdvisor. Pagelle contro cui ieri si è scagliata l'Antitrust che ha multato il portale online per «pratica commerciale scorretta» imponendo una sanzione da 500 mila euro.
«TripAdvisor - ha scritto l'authority - pubblicizza la propria attività mediante claim commerciali che enfatizzano il carattere autentico e genuino delle recensioni inducendo i consumatori a ritenere che le informazioni siano sempre attendibili in quanto espressione di reali esperienze turistiche». Non sempre è così. Lo sanno bene gli albergatori, che insieme alle associazioni di consumatori, hanno più volte segnalato le distorsioni all'Antitrust scaturendo l'indagine che ieri si è conclusa con la multa da mezzo milione di euro. «Una decisione non ragionevole. Combattiamo le frodi con forza - ha fatto sapere TripAdvisor che ha già annunciato ricorso - abbiamo team e sistemi sofisticati per individuarle e mettiamo in atto forti penalizzazioni». Ma gli strumenti e le procedure di contrasto del fenomeno sono stati valutati dall'Antitrust «inadeguati».
«Nel 2012 - spiega Alessandro Nucara, direttore generale di Federalberghi - l'Autorità britannica per la pubblicità ha imposto a TripAdvisor di eliminare dalla descrizione del proprio servizio le espressioni volte a far ritenere che tutte le recensioni pubblicate sul sito sono rilasciate da veri viaggiatori. Non abbiamo paura delle recensioni - precisa Nucara - anzi, ci aiutano a migliorare. Sono quelle false che ci spaventano. Basterebbe consentire la pubblicazione del commento solo dopo aver mostrato la ricevuta di pagamento. Lo abbiamo chiesto mille volte ai manager di TripAdvisor, abbiamo trovato massima gentilezza e nessun risultato». Poi ieri è arrivata l'Antitrust. - Fonte: Corriere della Sera (di Corinna De Cesare)